Il meccanismo del Reddito di cittadinanza è pronto per essere modificato. Dopo le ipotesi dei correttivi fatte nel Documento programmatico di bilancio approvato dal governo, il Comitato tecnico-scientifico ha approvato due proposte di modifica: riguarderanno la perdita del sussidio e il suo ricalcolo al ribasso.
La perdita del sussidio
Il sussidio mensile garantito dal Reddito di cittadinanza verrà perso se si rifiuta un’offerta di lavoro per la seconda volta.
Cadrà anche uno dei requisiti minimi che rendono “congrua” l’offerta di lavoro, come la distanza massima di 250 Km della sede di lavoro dalla residenza del percettore del reddito. Dunque, se si dovesse rifiutare una seconda offerta di lavoro che si trova a più di 250 Km dalla propria residenza, si perderà il sussidio.
In più, la mancata presentazione al Centro per l’Impiego dopo una convocazione per un’offerta di lavoro implicherà la decadenza del sussidio.
Il ricalcolo del Reddito di cittadinanza
L’altra ipotesi discussa dal Comitato tecnico-scientifico riguarda il ricalcolo del sussidio.
Ad esempio, chi dovesse rifiutare un’offerta di lavoro potrebbe avere un taglio del sussidio di 5 euro al mese, ma solo se percepisce più di 300 euro mensili. La riduzione non si applicherà alle famiglie con componenti inoccupabili o con minori fino ai tre anni o persone affette da disabilità grave.
Il Comitato tecnico-scientifico ha anche discusso dell’aliquota marginale dell’80% del sussidio per i percettori che accettano un lavoro, ritenuta disincentivante. Per questo motivo potrebbe venire rivista al ribasso, ma servirebbero nuove risorse che non sembrano esserci.
Stesso discorso per un eventuale allargamento della platea del reddito: ha fatto discutere l’ultimo rapporto Caritas su Povertà ed esclusione sociale che ha sottolineato che 3 milioni di poveri sono esclusi dal Reddito di cittadinanza. Il sussidio riuscirebbe a raggiungere solo il 44% dei poveri, ma non sembrano esserci risorse per ampliare la platea.