Moldavia discarica a cielo aperto: l’accusa shock di un vice-ministro

discarica foto repertorio

Una discarica a cielo aperto alle porte dell’Europa: Dorin Dușciac, dimissionario vice-ministro dell’Ambiente del suo Paese, così descrive la Moldavia in un’intervista shock pubblicata originariamente da Timpul il 1 aprile 2015, e soltanto in questi giorni tradotta e ripubblicata in altri Paesi. Una bomba ecologica ignorata dall’opinione pubblica internazionale, e a cui non si è dato il giusto risalto mediatico: la situazione sarebbe talmente grave da poter essere paragonata all’atollo discarica delle Maldive oppure altre situazioni estreme presenti nei Paesi più poveri del mondo.

In tutto il Paese sono state individuate circa 2000 discariche, per 900 comuni, e la maggior parte di esse sono abusive, mentre solo due avrebbero tutti i parametri previsti dalla normativa vigente. L’ex vice-ministro non nasconde la gravità del problema, gli effetti sulla salute pubblica e l’aumento esponenziale delle patologie tumorali nell’ex repubblica sovietica: ‘La gente non se ne rende conto ma attualmente il nostro paese è una grande discarica a cielo aperto. Purtroppo esagero poco, l’intero paese è una fossa piena d’immondizia. Vi sono effetti nefasti sulla salute pubblica, basta recarsi all’Istituto oncologico dove curano i tumori… nel nostro paese tutto è molto inquinato. Quando piove, l’acqua, impregnata di rifiuti, diviene estremamente acida. In poche settimane raggiunge la falda freatica che alimenta i pozzi‘. Stando a quanto racconta Dușciac, i rifiuti inquinano fiumi e laghi, l’acqua proveniente dai pozzi scavati non è potabile per oltre il 99 per cento, e durante i controlli i livelli limite delle sostanze inquinanti vengono costantemente superati.

Nell’intervista si denuncia anche la diffusa corruzione ai piani più elevati dei controlli, che di fatto impedirebbe qualsiasi tentativo di bonificare facendo prevalere sempre la logica del profitto. Il Fondo ecologico nazionale istituito in Moldavia ‘distribuisce ogni anno tra i 300 e i 400 milioni di lei (pari a 15-20 milioni di euro), soldi che provengono dalle tasse anti-inquinamento pagate da importatori e aziende che producono beni di consumo. Dovrebbero essere fondi per migliorare la gestione integrata dei rifiuti. Nei fatti, non avviene: dato che non vi è ancora una legge sulla gestione dei rifiuti, si è ritenuto che si potevano utilizzare quei fondi per costruire delle canalizzazioni. Dopotutto, le acque reflue possono essere considerate come rifiuti‘. Un tenue raggio di speranza è rappresentato dalle associazioni che si occupano di tematiche ecologiche, che provano ad intervenire attivamente per cambiare lo stato delle cose: ‘Purtroppo la maggior parte di loro si trovano nella capitale Chișinău. Il mio sogno sarebbe quello di vedere molte Ong in Moldavia attive anche nelle zone rurali‘, conclude l’ex vice-ministro, ed è proprio in queste zone, più lontane anche dall’impatto dei media e dai loro messaggi di allarme, che bisogna rimboccarsi le maniche per evitare che la Moldavia muoia di inquinamento, sollecitando la popolazione con le giuste e doverose informazioni sullo stato delle cose.

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