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Una donna è stata molestata da un gruppo di 25 uomini, poi la sorte ha voluto che qualcuno arrivasse in suo soccorso: un venditore di rose l’ha tratta in salvo e le ha anche offerto un pasto. ‘Camminavo da sola per strada, saranno state le 23.30’, è l’incipit del messaggio che Giada ha pubblicato su Facebook, due giorni fa, il 15 ottobre.
Il messaggio di Giada sembra, di primo acchito, un breve racconto di una sabato sera qualunque e invece, continuando la lettura, si scopre che si tratta di una vicenda tutt’altro che ordinaria. Un gruppo di 25 ragazzi italiani, che la giovane livornese non conosceva, le si avvicina chiedendole un selfie, poi invece che andarsene, continua a rimanerle intorno, mettendola in imbarazzo con frasi che poco alla volta diventano sempre più inquietanti: ‘A un certo punto, non saprei nemmeno spiegare come, mi accerchiano e iniziano a dire frasi come ‘daaai vieni con noi, […] ti facciamo godere, tanti tutti insieme non ne hai mai visti, tanto si vede che sei una che ci sta’, racconta Giada nel suo lungo post su Facebook.
A un certo punto la ragazza esprime chiaramente il suo dissenso alle avances degli sconosciuti: ‘Decidono di accerchiarmi ancora di più, tenermi per un braccio e iniziare a insultarmi… Io cerco di divincolarmi e andare via ma chiaramente non ci riesco, quindi decidono di tirarmi addosso bicchieri e cannucce e uno di loro, o forse un paio mi sputano, o tentano di farlo, tutto questo mentre altri riprendevano con il telefonino. L’unica persona che interviene Hossein, un venditore di rose ambulante che riesce a mandare via i ragazzi’.
Fortunatamente, proprio nel momento in cui i fatti sembrano andare per il peggio, interviene un venditore di rose che entra direttamente sulla scena, per portare via la ragazza: ‘Hossein mi dà un fazzoletto per asciugarmi le lacrime, mi porta in un posto dove mi offre da mangiare e da bere, mi fa portare degli asciugamani per pulirmi e mi regala una rosa. Se non ci fosse stato Hossein io stasera non potrei raccontare questa storia, non sapendo come ringraziarlo gli ho donato una mia fototessera in modo che si ricordasse sempre il volto della ragazza che ha salvato quella sera’.
Vi state chiedendo perché raccontare un fatto del genere su un social network, dove le notizie viaggiano alla velocità degli aerei? Ecco le ragioni spiegate direttamente da Giada: ‘Perché molti pensano che non ci sia bisogno del femminismo, dell’antisessismo, dell’intregrazione, che in fondo quei ragazzi stessero solo scherzando, che sono ragazzate, che ‘gli stranieri a casa loro’, perché i media dicono che ‘lo straniero è cattivo’, che la misoginia non esiste, che l’uomo e la donna sono uguali, che hanno gli stessi diritti e le stesse libertà. Ecco, noi sappiamo che non è così. Noi tutte dovremmo trovare la forza di dire ciò che ci accade, anche se proviamo vergogna, dobbiamo trovare il coraggio parlare, per essere solidali e per non abituarci a questa mentalità machista e per liberarcene’.
Parlare, per essere solidali e aiutare, aggiungiamo noi. Denunciare alle autorità, oltreché alla gente, anche attraverso i social network, è il solo modo che abbiamo ora, per arginare la violenza.
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