I Mondiali di calcio Brasile 2014 sono cominciati da qualche giorno per la gioia dei tifosi di tutto il mondo, ma i tanti problemi che sta vivendo il Paese sudamericano sono tutt’altro che alle spalle, a causa soprattutto delle differenze sociali ed economiche sempre più esplosive, che hanno condotto a scioperi e proteste di intensità crescente nelle ultime settimane. In mezzo a tante polemiche, anche la questione della sostenibilità ambientale diventa terreno di scontro, poiché, a dispetto delle dichiarazioni roboanti del governo carioca alla vigilia della manifestazione, tanti dubbi permangono, dagli stadi al riciclo dei rifiuti.
Il ministro dell’Ambiente brasiliano, Izabella Teixera, aveva presentato lo scorso 27 maggio tutti gli interventi messi in campo dal governo per migliorare il Paese sul fornte della sostenibilità in vista della manifestazione sportiva internazionale, con particolare riferimento agli hotel, ai trasporti, al turismo e al settore dei servizi in generale. Interventi importanti anche per il futuro, poiché tra due anni il Brasile ospiterà anche le Olimpiadi, mentre contemporaneamente milioni di cittadini che vivono sotto la soglia di povertà lamentano i soldi spesi in infrastrutture e opere inutili, gli sradicamenti forzati dalle favelas per fare posto ai lavori, l’ombra della corruzione dietro gli sprechi e i costi gonfiati a dismisura. Chi ha ragione? Di sicuro gli inviati stranieri nel Paese sudamericano hanno potuto tastare con mano le forti contraddizioni che attraversano questa terra, i lavori incompleti in molte località che ospitano i Mondiali, strutture che rischiano di trasformarsi in cattedrali nel deserto, come lo stadio di Manaus nel cuore dell’Amazzonia, che potrebbe chiudere immediatamente dopo la fine della manifestazione.
Passando alle questione prettamente ambientali, il ministro ha sottolineato i progressi compiuti nella gestione dei rifiuti e nello sviluppo delle infrastrutture destinate all’accoglienza dei turisti, con particolare attenzione dedicata alla riduzione delle emissioni di gas serra nelle grandi città. Tutto per Brasile 2014 è stato ideato in nome della sostenibilità, dalle divise dei calciatori realizzate con il riciclo di bottiglie usate, passando per la spinosa questione degli stadi, che i membri dell’esecutivo hanno voluto che venissero realizzati con impianti fotovoltaici e materiali riciclati per la costruzione e l’espansione delle strutture esistenti, scommettendo sull’efficienza energetica. Il ricorso alle nuove tecnologie e alle energie rinnovabili si traduce anche in campo alimentare, con fondi stanziati per l’agricoltura biologica, senza dimenticare la preziosa partnership tra pubblici e privati, che evde tra gli altri anche la partecipazione del WWF, che ha permesso di raccogliere 215 milioni di dollari per la salvaguardia della foresta amazzonica. Tuttavia le ombre non mancano, con accuse di poca trasparenza negli investimenti, tanto che molti si chiedono se effettivamente quanto snocciolato dal ministro sia stato effettivamente messo in campo, e che non sia stata proprio la tutela ambientale la prima vittima di questa caotica situazione: per la riduzione delle emissioni inquinanti da parte delle aziende ad esempio, si è scoperto che il governo è ricorso alla compravendita dei crediti di carbonio, e in questo modo la compensazione dell’emissione di sostanze nocive è avvenuta esclusivamente sul piano economico, senza rispettare davvero l’ambiente. La risposta al quesito di partenza, ovvero se questi Mondiali siano davvero sostenibili, la conosceremo probabilmente solo nei mesi a venire, ma le sensazioni non sono delle più incoraggianti. Ci auguriamo di sbagliare.
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