A Monza un detenuto è tornato in cella, stanco dei lavori sociali. Ha chiesto di tornare in carcere per scontare la sua pena.
I detenuto, condannato per omicidio stradale con fuga ed omissione di soccorso, si sarebbe rifiutato di continuare con i lavori sociali, preferendo la detenzione in cella. E’ successo a Monza, mentre l’uomo era in affidamento in prova ai servizi sociali: “Non ci lasciano respirare“. Secondo caso nel giro di pochi mesi in Italia.
Lavori socialmente utili ritenuti troppo faticosi dal detenuto, che preferito trascorrere la condanna in cella. A Monza un uomo di 38 anni, condannato per omicidio stradale, ha detto no alla prova dell’affidamento ai lavori sociali, ed è stato accompagnato dagli agenti nuovamente in cella.
Meglio il carcere della comunità, a detta del 38enne, che avrebbe affermato come i turni senza sosta sarebbero massacranti. “Lavori troppo faticosi, voglio tornare in cella”, è stata la sua richiesta.
Il detenuto era stato arrestato dai carabinieri di Besana in Brianza per omicidio stradale con fuga e condannato per omissione di soccorso insieme ad altri reati, tra cui anche resistenza a pubblico ufficiale, evasione, reati contro la persona e il patrimonio.
Dal 21 novembre l’uomo si trovava in una strutta brianzola, una comunità dove stava scontando la pena con una misura di affidamento – di prova – alternativa al carcere. L’incidente, per il quale il 38enne era stato condannato, è avvenuto nel 2019. Il detenuto aveva infatti investito e ucciso un ragazzo di 22 anni, originario di Civate, che si trovava fuori dalla sua vettura in seguito a un precedente tamponamento con un’altra auto per controllare i danni al proprio mezzo.
Intanto il 38enne condannato per l’omicidio stradale ha raccontato di turni asfissianti: “Non ci lasciano repsirare” ed è stato riaccompagnato alla casa circondariale di Monza dove dovrà scontare la restante parte della pena.
E’ il secondo caso di questo tipo nel giro di pochi mesi nel nostro Paese. Altri detenuti infatti avrebbero preferito lo sconto della pena in cella piuttosto che la comunità. Una questione da trattare con più attenzione, visto il carattere paradossale della richiesta e anche il fine ultimo della pena e della carcerazione.
Problematica che va ad aggiungersi a tutte le altre falle del sistema carcerario italiano, tra suicidi dei detenuti e condizioni dei lavoratori e delle guardie carcerarie.
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