Aveva soltanto due anni e mezzo il piccolo Gianlorenzo quando morì cadendo da un carro allegorico di Carnevale. Era il 2019, ma soltanto ieri c’è stata la prima udienza del nuovo processo che farà luce sulla sua morte.
La sua fu una caduta accidentale da quel carro, ma ciò che più colpì e che, il mezzo stesso poi, lo investì anche. Di chi fu la colpa?
Era il 5 marzo del 2019, la festa di Carnevale, quella più colorata ed amata dai bambini. E proprio un bambino, il piccolo Gianlorenzo Manchisi perse la vita per un fatale incidente. Il piccolo aveva soltanto due anni e mezzo quando cadde accidentalmente da uno dei carri allegorici che stavano attraversando le vie del suo paese.
Allo stesso tempo, però, quello stesso carro, non accorgendosi che era caduto, lo investì anche, portando il piccolo a morire. Ieri, a Bologna, si è aperto un nuovo processo per capire chi abbia omesso dei controlli e sia, quindi, l’accusato per la morte del bambino.
Nel primo processo, terminato a maggio e con rito abbreviato, è stato condannato a un anno e sei mesi, con l’accusa di omicidio colposo, l’allestitore e anche proprietario del carro di Carnevale dal quale era caduto Gianlorenzo. Ma ieri, un altro di processo si è aperto e, nel banco degli accusati, c’è la mamma del bambino, insieme anche al collaudatore del carro allegorico.
Anche loro sono accusati di omicidio colposo. Nel primo dibattimento, a depositare la propria testimonianza e a rispondere alle domande dell’avvocato difensore della mamma del bambino ucciso, è stato il comandante della stazione dei Carabinieri, D’Elia.
Il comandante ha descritto quegli attimi terrificanti, descrivendo come la mamma del bambino era seduta sul carro a poca distanza da dove era suo figlio. Quando il piccolo è caduto, la donna si è subito affacciata dalla balaustra per capire cosa fosse successo. Ma, come anche il comandante ha ripetuto, tutto è successo nel giro di pochi istanti.
Stando alla testimonianza del comandante D’Elia, il piccolo Gianlorenzo si è sporto troppo con la parte anteriore del corpo e ha descritto il gesto fatto dal piccolo come “quello di un sommozzatore che sta per gettarsi in acqua”.
Ed è stato proprio lì, in quel preciso momento che le sbarre di protezione del carro allegorico (messe in orizzontale e non in verticale, non hanno protetto il bambino dal cadere sull’asfalto. Da lì, poi, la tragedia dell’esser stato anche investito dal carro stesso.
Il comandante ha, anche, affermato e dichiarato che il carro non aveva avuto alcuna autorizzazione a trasportare, su di se, persone e non avevano nemmeno un’assicurazione. L’unica richiesta che c’era era quella della chiusura strade, fatta al Comune, per permettere il passaggio del carro allegorico stesso. Ma nulla di più.
Per questo motivo, la Procura di Bologna accusa la mamma del piccolo Gianlorenzo di non aver vigilato sulla sua incolumità e sicurezza proprio mentre era sul carro. Accuse che verranno verificate proprio in questo sede di processo.
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