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Categories: Tecnologia

Morphcast: l’app che comprende le tue emozioni

Si chiama Morphcast ed è stata opportunamente definita come l’app che riconosce le emozioni andando a decifrare le espressioni ossia il linguaggio del corpo e del viso soprattutto. E cosa fa dopo che ha portato a termine questo compito apparentemente e giustamente così difficile per un software? Va a creare un video in pochi secondi, miscelando musica e montaggio che ben “rispondono” a quanto non si vorrebbe esprimere a parole, ma già si sta spiegando in modo inconscio. Scopriamo da vicino questa applicazione che potrebbe davvero andare a cambiare le carte in regola.

Il grande limite delle applicazioni e, in generale, di tutto ciò che è relativo alla tecnologia è che manca l’empatia ossia quel sentimento tipicamente umano (ma non presente in tutti gli esseri umani, sia chiaro) di comprendere lo stato d’animo di un’altra persona. Come si fa, d’altra parte? È quasi un istinto, o meglio dire una sensibilità che si sviluppa col tempo e che si percepisce senza fare domande, ma semplicemente osservando e andando a leggere tra le righe. Sembra un compito quasi impossibile per un software senza anima, ma Morphcast vuole andare a colmare questo gap. Come?

L’applicazione è nata in Italia e va ad anticipare una serie di funzionalità che potrebbero/dovrebbero arrivare con l’aggiornamento iOS 10 e con Siri nei prossimi mesi. Tuttavia, questa app non sarà disponibile soltanto per Apple ma anche per Android. Anzi, per ora è funzionante solo sui cellulari con OS di Google. L’idea è quella che vi abbiamo già esposto: crea un video con musica andando a recuperare foto, testi e audio in base allo stato d’animo percepito sull’utente. Il software di riconoscimento facciale si basa sulla fotocamera frontale e mostra una emoticon che rappresenta il nostro stato d’animo in quel determinato momento. Non solo.

Può comprendere età e sesso, i nostri gusti in termini sportivi oppure culinari, va a zoomare su alcuni dettagli per capire se è qualcosa che ci interessa oppure meno. Insomma, può “apprendere” ragionando per esclusione. Davvero molto interessante, potrebbe spalancare la porta a una nuova stagione di applicazioni sempre più basate sulle emozioni e un’interazione personale con gli utenti.

Diego Barbera

Diego Barbera è stato un redattore interno di Nanopress fino al 2018. Si è occupato di tecnologia, sport, cronaca.

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