Minacciato con una pistola in pieno centro a Roma o solo fermato perché andava contromano in una via affollattissima della Capitale? Ancora non è chiara la dinamica della disavventura capitata a Morrissey, celebre cantante britannico, che ha fatto il giro del web, scatenando non poche polemiche. L’ex frontman degli Smiths ha accusato un poliziotto di averlo minacciato con una pistola dopo averlo fermato in via del Corso a Roma: la versione del cantante è stata raccontata dal nipote, Sam Esty Rayner, con un post sul suo profilo Facebook. L’agente gli avrebbe chiesto i documenti, che Morrissey non aveva con sé, e lo avrebbe minacciato con la pistola. Diversa invece la versione della Questura che ha confermato di averlo fermato perché andava contromano a forte velocità in una via piena di gente. Il risultato? Morrissey ha cancellato le sette date che aveva in programma in Italia perché non si sentirebbe al sicuro con “psicopatici del genere a piede libero“.
Annullate dunque le date previste in Italia, come ha spiegato il cantante a Rolling Stone. “Ovvio: con psicopatici del genere a piede libero non mi sento sicuro in Italia“.
Morrissey da qualche tempo si trova a Roma per registrare il suo nuovo album (l’ultimo disco del cantante, “World Peace Is None of Your Business”, è del 2014): in passato aveva parlato di come la bellezza della Capitale lo avesse conquistato.
In men che non si dica, tutto è cambiato. La versione del cantante è stata raccontata in un post su Facebook dal nipote e confermata dallo stesso alla rivista americana Rolling Stone.
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Tutto avrebbe avuto inizio alle 7:45 in via del Corso a Roma dove la polizia avrebbe “terrorizzato per 35 minuti” il cantante chiedendogli i documenti che non aveva con sé. Stando alla versione raccontata dal nipote, l’agente lo avrebbe riconosciuto, ma Morrissey avrebbe risposto di conoscere la legge e che non c’erano ragioni per fermarlo. A quel punto il poliziotto gli avrebbe urlato in faccia, mentre teneva la mano sulla pistola, tanto che un centinaio di persone si sarebbero radunate. Dopo 35 minuti il cantante se ne sarebbe andato senza essere seguito.
“È stato un atto deliberato di terrore da parte dell’ufficiale“, ha dichiarato Morrissey per tramite del nipote. “Non avevo infranto la legge né ho agito con sospetto. Il poliziotto ha sbloccato la pistola e ha tenuto la mano sopra mentre mi urlava in faccia. Alcune persone sono venute in mio soccorso“, ha aggiunto il cantante. “Credo che mi abbia riconosciuto e volesse spaventarmi“, conclude. “Invito le persone a fare attenzione a questo agente, pericolosamente aggressivo. Potrebbe uccidervi“.
La versione della Questura è stata riportata con una nota ufficiale in cui si chiarisce che Morrissey si sarebbe “immesso a tutta velocità da via della Frezza contromano su via del Corso, affollatissima per lo shopping dei saldi“, e per questo sarebbe stato fermato dagli agenti in motocicletta della polizia di Stato, le “Nibbio” del reparto volanti, di pattuglia per i pattugliamenti antiterrorismo.
Gli agenti hanno bloccato l’auto e identificato le due persone a bordo dell’auto. “Dopo le prime verifiche, i poliziotti hanno elevato all’autista, il quale ha ammesso le proprie responsabilità. L’altra persona invece ha mantenuto sin da subito un atteggiamento ostativo: cittadino inglese, ha insistito nel dire di non avere l’obbligo di declinare le proprie generalità né di dover esibire i documenti in quanto non aveva commesso alcun reato, stupito dal fatto di non essere stato peraltro riconosciuto. Dopo varie insistenze gli agenti, che parlavano inglese, hanno consentito per ben due volte all’uomo di effettuare telefonate in albergo e, facendosi passare l’interlocutore, hanno appreso che si trattava del noto cantautore britannico“.
“Durante il controllo l’artista, infastidito, si è messo a scattare delle foto al poliziotto minacciando: lei diverrà famoso”, rende noto la Questura.
Non è la prima volta che Morrissey si scontra con le forze dell’ordine con cui non ha mai avuto un rapporto idilliaco: qualche anno fa accusò di “violenze sessuali” un poliziotto che lo aveva perquisito durante un controllo in aeroporto a San Francisco.
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