Svolta nelle indagini sulla morte di Maria Antonietta Cutillo, la 16enne di Montefalcione, in provincia di Avellino il 2 maggio scorso.
Al momento della tragedia la ragazza stava facendo una videochiamata con un’amica. Fu proprio quest’ultima ad allertare i soccorsi, ma per la vittima non ci fu nulla da fare.
Se il caricabatterie fosse stato a norma, Maria Antonietta Cutillo, sedicenne di Montefalcione, provincia di Avellino, non sarebbe morta folgorata mentre faceva un bagno nella vasca di casa. La tragedia avvenne il 2 maggio scorso, dopo che il suo cellulare, con cui era in videochiamata, finì in acqua. La 16enne fu colpita da una scarica elettrica, originata proprio dall’estremità libera del cavo Usb con il quale stava
caricando il cellulare.
Sono queste le conclusioni a cui è giunta la Procura di Avellino che ha iscritto nel registro degli indagati cinque imprenditori, quattro dei quali di nazionalità cinese. I reati ipotizzati vanno dalla frode in commercio, all’omicidio colposo e la vendita di prodotti industriali con marchi contraffatti. Il procuratore capo di Avellino ha ottenuto dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Avellino il sequestro di un ingente numero di caricabatterie che non rispettano le norme comunitarie.
Le indagini dei carabinieri hanno accertato difetti di fabbricazione di uno dei componenti interni del caricabatterie utilizzato dalla 16enne. Secondo quanto accertato dal Racis, se il “condensatore interno fosse stato costruito impiegando componenti elettriche con i criteri previsti dai prodotti con marchio Cee, l’evento letale non si sarebbe verificato”.
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