Si chiamava Anna Bellisario la 20enne morta per aver mangiato in un ristorante un tiramisù che credeva essere vegano.
Il fidanzato che era con lei è stato ascoltato dal pm come testimone, infatti era presente anche lui nel locale milanese dove è avvenuta la tragedia.
Anna Bellisario è il nome della giovane di 20 anni morta in circostanze tragiche, ha infatti mangiato in un ristorante di Milano, un dolce che pensava essere vegano. La ragazza aveva una forte allergia alle proteine del latte ma purtroppo il tiramisù che le è stato servito non era vegano al 100%.
Chiaramente sapeva della sua condizione grave e infatti si era assicurata che il dolce non contenesse latte. Era stata rassicurata, invece dopo due cucchiaiate è andata in shock anafilattico e per lei non c’è stato nulla da fare.
Presente alla fatidica cena c’era anche quello che le prime informazioni hanno indicato come un amico, invece si tratta del suo fidanzato, che in queste ore è stato ascoltato per fornire la sua versione dei fatti.
Sebbene il ristorante dove si trovava la coppia era noto per servire solo cibo vegano, il dessert in questione è risultato essere contaminato e al suo interno c’era una piccolissima quantità di latte che è stato fatale alla giovane, morta pochi giorni dopo il ricovero in ospedale in gravi condizioni.
Come confermato anche dai genitori al Corriere della Sera, Anna soffriva di un’allergia fortissima al latte e una meno grave alle uova. Per tali motivi era attentissima a cosa mangiava. Dopo alcuni giorni di coma la studentessa di Design della Comunicazione all’Istituto Europeo di Design, si è spenta all’ospedale San Raffaele dove i medici avevano subito capito che la causa del suo malessere era l’ingestione di qualcosa a cui era fortemente allergica.
A tal proposito i Nas hanno analizzato il dolce che aveva ordinato Anna e hanno provveduto a ritirarlo dal commercio perché conteneva del latte che però sull’etichetta non era segnalato.
Le condizioni della giovane sono peggiorate di giorno in giorno fino al tragico decesso avvenuto fra il 5 e il 6 febbraio. Inizialmente il pm ha aperto un fascicolo a carico di ignoti con l’accusa di omicidio colposo ma sembra che il locale sia estraneo ai fatti proprio perché, come dicevamo, l’azienda fornitrice aveva apposto un’etichetta errata sul prodotto. Per questo il provvedimento ha raggiunto l’azienda produttrice.
Gli inquirenti hanno voluto ascoltare in queste ore il fidanzato di Anna, che ha raccontato come dopo un paio di cucchiai la 20enne abbia iniziato a tossire e abbia provato in bagno a vomitare.
Non ci è riuscita e così ha preso il cortisone e il farmaco anti-asma che aveva sempre con sé. Purtroppo tutto ciò non è servito a salvarle la vita.
Il ragazzo, accompagnato dalla madre, ha ricostruito ciò che è accaduto nel locale, compresa la scelta dei piatti.
Il punto da chiarire, dai primi riscontri, è se sia stato il dolce la causa del decesso oppure le uova presenti nella maionese fatta in casa che condiva dei piatti precedenti che la ragazza ha mangiato.
Ad ogni modo, il mix delle due gravi intolleranze le è stato fatale, tuttavia sembra difficile da dimostrare. Dopo essere stato ascoltato, il giovane è stato scortato all’uscita per allontanare i giornalisti.
Guardando le specifiche del prodotto, sappiamo che è stato realizzato in un laboratorio dolciario di Assago e il rappresentate della ditta è stato denunciato dopo che sono stati accertati dettagli gravi circa gli ingredienti sulle etichette.
I Nas hanno controllato il laboratorio e i vari punti vendita nel Milanese che si rifornivano da questa azienda. È emerso che le lavorazioni di cibi che invece dovevano restare lontani fra loro, avveniva sullo stesso bancone quindi la contaminazione era molto probabile, questo forse il motivo della mancata dicitura.
Rimangono comunque gravi responsabilità di cui l’azienda deve rispondere, anche se nulla potrà restituire Anna alla famiglie e agli amici, che la piangono e chiedono giustizia.
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