Per la morte di Maddalena Urbani, figlia del dottore Carlo Urbani, il pm ha chiesto 21 anni d di prigione per il pusher Abdulaziz Rajab.
Il pubblico ministero ha chiesto 21 anni di galera per Abdulaziz Rajab, il pusher che fornì il mix di farmaci e droghe che spezzò la vita di Maddalena Urbani, figlia di Carlo Urbani, medico che isolò per primo il virus della Sars tra il 2002 e il 2003 e che morì poco dopo il contagio. La ragazza, 20 anni, perse la vita il 27 marzo 2021 in casa dello spacciatore.
Per i legali della famiglia Urbani, Maddalena poteva essere salvata qualora il pusher e l’amica che erano con la ragazza quella drammatica sera della sua morte avrebbero chiamato i soccorsi.
La 20enne – figlia del noto dottore Carlo Urbani che morì dopo aver identificato il virus della Sars tra il 2002 e il 2003 – morì il 27 marzo 2021 a casa dello spacciatore, a causa di un mix fatale di sostanze stupefacenti e farmaci.
La Procura di Roma, dunque, ha chiesto due condanne per il decesso della ragazza. Per il pusher siriano Abdulaziz Rajab, il pm Pietro Pollidori ha richiesto una condanna a 21 anni di galera. Sull’uomo pende l’accusa di omicidio volontario con dolo eventuale.
Per l’amica della giovane vittima, Kaoula El Haouzi, invece, sono state concesse delle attenuanti generiche, anche se è accusata degli stessi reati dello spacciatore. Per la donna è stata richiesta una pena a 14 anni.
Gli avvocati della famiglia Urbani – Giorgio Beni e Matteo Policastri – pongono l’accento sul fatto che la giovane 20enne si sarebbe potuta salvare se il pusher e l’amica avessero chiamato i soccorsi.
Invece – come sottolineano i legali – i due non hanno soccorso volontariamente la ragazza che che vissuto un’agonia durata 15 ore. In particolare, lo spacciatore non avrebbe chiamato il 118 per non perdere gli arresti domiciliari che gli erano stati concessi.
Versione sostenuta anche dal medico legale e dalla tossicologa. La giovane, infatti, iniziò a sentirsi male intorno alle 20 del 27 marzo 2021 e l’ambulanza fu allertata solamente 17 ore dopo, ossia alle ore 13 del 28 marzo. La giovane, dunque, fu trovata priva di vita nell’appartamento dello spacciatore, ubicato in via Cassia, a Roma.
Nonostante comprendessero il fatto che Maddalena avrebbe potuto perdere la vita in quel momento, non hanno mosso un dito, per poi chiamare i soccorsi solo quando per la giovane non c’era più nulla da fare.
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