Continuando le manifestazioni dopo la morte di Mahsa Amini, la 22enne arrestata dalla polizia per il modo in cui indossava il velo. In Iran la folla brucia il velo per protesta.
La folla si è riversata in piazza nelle ultime ore in Iran, e in altre città orientali, per protestare contro l’integralismo islamico, dopo la morte di Mahsa Amini. Alcune manifestazioni sono sfociate nella violenza, auto ribaltate e scontri con la polizia: proteste anche a Istanbul all’ambasciata iraniana.
Prima la condivisione dei video suoi social, poi le manifestazioni in piazza. Ha preso piede per unirsi alla lotta contro l’integralismo islamico, tra le donne iraniane e non, il gesto forte di bruciare il velo e tagliarsi i capelli davanti alla telecamera.
O anche davanti alla folla, accanto agli edifici istituzionali, come ad esempio l’ambasciata iraniana a Istanbul, dove moltissima gente si è riversa con cartelloni e slogan, tra le proteste dopo la morte di Mahsa Amini.
La giovane era infatti stata arrestata martedì dalla polizia morale in Iran, per via del modo in cui portava il suo velo. Dopo alcune ore la 22enne è stata trovata senza vita, con diversi segni di lesioni e ferite in tutto il corpo, oltre a un trauma cranico – come riportato dal The Guardian nelle scorse ore.
Morta dopo 3 giorni di coma, pare per le botte degli agenti della polizia religiosa, le autorità avevano collegato il decesso a un attacco di cuore.
Una comunicazione che ha infiammato gran parte della popolazione, iraniana e mondiale, che ha risposto con disordini in tutto il Paese. Nei quattro giorni successivi all’uscita della notizia, si sono verificati duri scontri tra i manifestanti e la polizia.
Nella giornata di ieri era trapelata l’indiscrezione di 5 morti e una ventina di feriti. Adesso il numero dei feriti è salito a 75 secondo Hengaw, mentre sarebbero 250 le persone arrestate. Adesso anche il governatore iraniano Esamil Zare Kousha ha confermato le vittime delle proteste.
Intanto in queste ore l’Onu ha chiesto l’apertura di un’indagine sulla morte di Amini, deceduta dopo tre giorni di coma dopo essere stata arrestata a Teheran.
Alla giovane, una volta ricoverata il giorno stesso dell’arresto, era stato diagnosticato un ictus e anche nu infarto. Il commissario iraniano delle Nazioni Unite Nada Al-Nashif è intervenuto per denunciare anche la grave minaccia, in ambito di diritti umani, rappresentata dalle violente repressioni delle proteste.
L’Alto commissario inoltre in un comunicato, ha promesso indagini imparziali e tempestive per le accuse di torutre, maltrattamenti e uccisioni, per assicurare alla famiglia della vittima la verità. Richiesta importante da parte delle Nazioni Unite, anche quella alle autorità di abolire tutti gli obblighi e i regolamenti sul rispetto delle regole riguardanti l’hijab.
La polizia, in risposta alle massicce proteste, ha riposto con proiettili veri, gas lacrimogeni e pistole a pallini. Forti proteste nella capitale, in molte università di Teheran, da lunedì a martedì, poi disperse dall’uso della forza da parte degli agenti.
Nei diversi video, diffusi sui social, si può notare anche l’uso dei gas usati dalla polizia. La folla si è inferocita in alcuni casi, ribaltando auto e danneggiando le strade. Tanti gli arresti, tra cui cittadini stranieri.
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