Tanta commozione oggi al Policlinico Sant’Orsola di Bologna, dove all’età di 53 anni si è spento il campione Sinisa Mihajlovic.
Malato da tempo, era ormai di casa nella struttura, il cui personale lo ha sempre sostenuto durante la lunga battaglia contro il cancro.
È arrivata oggi come una doccia fredda per tantissimi fan la notizia della morte dell’ex calciatore e allenatore Sinisa Mihajlovic, che ci ha lasciato dopo una lunga battaglia contro il cancro.
Ricoverato domenica 11 dicembre per l’ennesima volta, ha visto il peggioramento delle sue condizioni di salute pochi giorni dopo a causa di un’infezione che ha trovato un sistema immunitario ormai molto debilitato.
Lunedì pomeriggio era dunque entrato in coma farmacologico ma stavolta non è riuscito ad andare avanti e vincere la seconda battaglia contro la leucemia, che si era ripresentata in primavera dopo il trapianto di midollo osseo.
Uno dei centrocampisti più forti della nostra Serie A dei primi anni 2000, ci ha lasciato e ad annunciare la terribile notizia è stata la famiglia, ovvero la moglie Arianna, i suoi sei figli, la mamma e il fratello.
Lo straordinario professionista serbo che ha fatto sognare non solo in campo ma anche durante la direzione in panchina, l’ultima delle quali quella del Bologna, è stato ricordato con affetto anche dai medici e infermieri che gli sono stati vicini in questi anni molto duri.
Ha la voce rotta dal pianto la dottoressa Francesca Bonifazi, direttrice del programma Terapie cellulari avanzate del Policlinico Sant’Orsola, mentre ricorda Sinisa Mihajlovic:
“ha avuto una malattia aggressiva ma ha dimostrato molto coraggio. un uomo straordinario con cui si era creato un bellissimo rapporto. si è fatto volere bene da tutti e ha lasciato davvero il segno qui al poloclinico”.
Ora nei corridoi dell’ospedale ci sono sciarpe rossoblù nel padiglione dove era ricoverato, ma anche bigliettini di affetto.
Il campione non ha mai avuto conflitti o discussioni con nessuno all’interno della struttura, questo lo confermano tutti i membri del personale che al suo ricordo hanno inevitabilmente gli occhi lucidi.
La Bonifazi ha ricordato con un lieve sorriso anche una frase specifica che il paziente gli diceva per spiegargli il motivo per cui voleva sapere ogni notizia, bella o brutta, direttamente di persona, ovvero che:
“in una frase c’è il 20% del contnuto e l’80% si evince dal comportamento, ovvero il linguaggio del corpo”.
L’ospedale ha ricordato Sinisa Mihajlovic con poche righe molto toccanti scritte in un biglietto:
“abbiamo combattuto con lui ma non sempre la malattia si può sconfiggere, questo non attenua l’immenso dolore per la sua scomparsa”.
Fuori dalla palazzina del Policlinico sono apparsi altri messaggi e omaggi al grande campione serbo.
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