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Lutto nel mondo della TV e della ristorazione: è morto Antonio Polese, il Boss delle Cerimonie, proprietario del Grand hotel La Sonrisa di Sant’Antonio Abate ma, soprattutto, popolarissimo protagonista dell’omonima trasmissione di Real Time specializzata nell’organizzazione di matrimoni trash e altre cerimonie sfarzose. Polese aveva 80 anni ed era da tempo malato di cuore: recentemente aveva accusato ulteriori scompensi cardiaci ed era stato ricoverato in diversi ospedali, prima a Castellammare di Stabia e poi al Monaldi di Napoli, mentre martedì scorso si era recato presso la clinica Pineta Grande di Castel Volturno per altri accertamenti.
La notizia della morte del Boss delle Cerimonie Antonio Polese è stata diffusa prima di tutti dal Corriere del Mezzogiorno, che ha ricordato come già agli inizi di novembre fosse circolata la voce, poi smentita, del decesso di ‘don Antonio’, come tutti chiamavano affettuosamente l’anziano ristoratore. Già all’epoca i tantissimi fan del ‘Boss’ avevano riempito i social network di messaggi di affetto e cordoglio per la famiglia Polese, e adesso che la morte è sopravvenuta veramente i messaggi di condoglianze saranno infinitamente di più.
Antonio Polese, carismatico patron del Grand hotel La Sonrisa di Sant’Antonio Abate (Napoli), struttura molto nota nella zona e conosciuta con il nome ‘Il Castello’ per il particolare stile architettonico esageratamente fastoso e per gli arredi baroccheggianti, conduceva il reality Il Boss delle Cerimonie su Real Time dal 2014 e nell’ultima stagione era stato affiancato dal nipote Antonio Jr. La trasmissione era riuscita fin da subito a conquistare l’interesse e il favore del pubblico, diventando uno dei capisaldi della rete del gruppo Discovery.
Ultimamente, però, Polese aveva dovuto far fronte, oltre ai gravi problemi di salute che l’hanno infine condotto alla morte, anche al sorgere di alcuni guai giudiziari: lo scorso 8 novembre, infatti, il Tribunale di Torre Annunziata aveva decretato la confisca de La Sonrisa, accogliendo la tesi della Procura che ipotizzava che l’intero complesso immobiliare fosse sorto in mancanza di qualunque autorizzazione. Per questo motivo la moglie e il fratello di don Antonio, Rita Greco e Agostino Polese, sono stati condannati a un anno di reclusione per abusi edilizi.
Il Grand Hotel era già finito nell’occhio del ciclone un paio di anni fa, quando Gennaro Migliore, attuale Sottosegretario al Ministero della Giustizia ma all’epoca deputato di Sel, presentò un’interrogazione parlamentare sui legami tra Polese e Raffaele Cutolo e sulla presunta origine malavitosa della struttura, nella quale si erano consumati in passato alcuni matrimoni tra esponenti di clan camorristici. Nell’occasione Polese querelò Migliore e alcuni giornalisti che avevano riportato la notizia, ma il tribunale gli ha poi dato torto.