E’ morto B.B. King, chitarrista e cantante americano tra i più celebri di ogni tempo: aveva 89 anni, essendo nato in un paesino del Mississippi il 16 settembre 1935, e a stroncarlo nella sua casa di Las Vegas sono state le conseguenze del diabete di cui soffriva da circa vent’anni. Incontrastata leggenda del blues, con la sua chitarra Gibson, che aveva amorevolmente chiamato ‘Lucille’ (ci sono diversi racconti che spiegherebbero la scelta di questo nome), B.B.King ha influenzato generazioni di illustri musicisti, da Eric Clapton in giù.
B.B. King (il suo nome per intero era Riley B. King) da ragazzo lavorò come contadino, raccogliendo cotone. Per fortuna ben presto scoprì il suo talento musicale, che lo sottrasse alla dura vita dei campi per consegnarlo alla storia della musica. Si mise a studiare chitarra (i primi ‘concerti’ erano gli accompagnamenti gospel nelle chiese) e affinò la sua tecnica a Memphis, dove si era nel frattempo trasferito, grazie anche ai consigli di suo cugino, il chitarrista country blues Bukka White.
A Memphis il futuro B.B. King iniziò a trasmettere la sua musica in una radio del posto (le due B derivano proprio dallo pseudonimo che utilizzava come disc-jockey: The Blues Boy from Beale Street, abbreviato poi in Blues Boy e quindi in B.B.) e nel ’49 cominciò a registrare le prime canzoni per l’etichetta RPM Records di Los Angeles. Ci volle poco per diventare uno degli esponenti principali del panorama R&B: negli anni ’50, infatti, B.B. King collezionò subito una lunga lista di successi tra cui You Know I Love You, Woke Up This Morning, Please Love Me, When My Heart Beats Like a Hammer, Whole Lotta’ Love e tanti altri. Successivamente, nel novembre del ’64, registrò al Regal Theater di Chicago l’album Live at the Regal che avrebbe fatto epoca.
Non rimase però inchiodato al blues e nel 1969 incise una riedizione di The Thrill is Gone di Roy Hawkins che scalò anche le classifiche pop. Continuò a mietere successi di ogni tipo anche negli anni ’70 approdando ai primi posti delle charts con brani come To Know You is to Love You e I Like to Live the Love. Dagli anni ’80 in poi diminui gradualmente la pubblicazione di nuovi album ma non il numero di concerti dal vivo, arrivando a esibirsi anche per 300 giorni all’anno (scesi poi a 100, non di meno, negli ultimi anni della sua vita). Nel 1988, registrando furbescamente insieme agli U2 la canzone When Love Comes to Town per l’album Rattle and Hum della band irlandese, conquistò una larga fetta di fan anche tra il pubblico più giovane. Nel 2000 duettò invece in Riding with the King con uno dei suoi ‘allievi’ prediletti, Eric Clapton.
Ma il numero di grandi artisti con cui si è esibito sul palco è naturalmente infinito. Qualche nome? Buddy Guy, David Gilmour, Muddy Waters, Luciano Pavarotti, Richie Sambora, Phil Collins, Billy Ocean, Stevie Ray Vaughan, Etta James, Gladys Knight, James Brown, Jerry Lee Lewis, Little Richard, Ray Charles, Slash, John Mayer, Jeff Beck, Gloria Estefan, Roger Daltrey, Zucchero, Tracy Chapman, Mark Knopfler, Van Morrison, Aretha Franklin e potremmo continuare chissà per quanto.
In totale, nella sua carriera discografica, B.B. King ha pubblicato circa 50 album e vinto per 15 volte i Grammy Awards (il primo nel 1971, l’ultimo nel 2009), più il Grammy alla carriera nel 1987. E sempre dall’87 fa parte della Rock and Roll Hall of Fame.
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