È morto a 91 anni Giacomo Rondinella, considerato l’ultimo grande vecchio della canzone napoletana, nonostante fosse nato (ma per puro caso) a Messina il lontano 30 agosto 1923 da una famiglia a sua volta di artisti. Rondinella, che si è spento nella notte tra mercoledì e giovedì scorso, è passato alla storia per essere stato il primo a incidere le celeberrime canzoni Munasterio ‘e Santa Chiara e Malafemmena, scritta da Totò.
E pensare che i suoi genitori avevano previsto per lui una solida carriera militare, sognandolo capitano di lungo corso. Ma una volta congedatosi con tutti gli onori dopo aver fatto la Seconda Guerra Mondiale nel Reggimento San Marco, Giacomo Rondinella decise di dedicarsi alla sua vera passione, il canto. Nel 1944 vinse un concorso per voci nuove indetto da Radio Napoli e, appena un anno dopo, lanciò Munasterio ‘e Santa Chiara in una rivista di Galdieri, brano destinato a diventare uno dei grandi classici della canzone partenopea.
Successivamente lavorò a teatro con Anna Magnani e Gino Cervi, poi il suo bell’aspetto gli aprì le porta del cinema, dove diventò protagonista di film musicali molto popolari (nel 1954 arrivò addirittura a girarne 10 in un solo anno) ma attirando anche l’attenzione di un grande come Rossellini che lo scritturò per Dov’è la Libertà.
Gran parte del successo di Rondinella fu anche merito di Totò, che lo ammirava e gli affidò molte delle sue canzoni, tra cui la famosissima Malafemmena (dedicata dal principe De Curtis alla sua prima moglie Diana Bandini Lucchesini Rogliani, che venne meno a una promessa fatta a Totò dopo la loro separazione), che cantò prima di tutti nel 1951.
Se la sua fama e il suo stile tenorile di canto rimasero ancorati agli anni ‘50, Giacomo Rondinella continuò a cantare e a esibirsi dal vivo anche nel ventennio successivo, facendo sfoggio di una voce sempre sicura e di un’emissione potente.
Da molti anni Rondinella viveva alle porte di Roma, a Fonte Nuova, da dove ogni tanto spediva ancora ad amici e conoscenti i provini di registrazioni in cui musicava poesie di leggende come Totò ed Eduardo, o si misurava con qualche classico napoletano non ancora provato.
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