Lutto nel cinema italiano: è morto Gian Vittorio Baldi, regista e produttore cinematografico bolognese, famoso soprattutto per aver prodotto un paio di film di Pier Paolo Pasolini e di altri importanti autori come Dacia Maraini, Jean Luc Godard, Robert Bresson, Gianfranco Mingozzi e Straub e Huillet. Baldi si è spento a Faenza (Ravenna) all’età di 84 anni.
Nato il 30 ottobre 1930, Gian Vittorio Baldi si è laureato in Scienze dell’Opinione Pubblica con una tesi sul suono nell’opera cinematografica. Dopo aver frequentato a Roma il Centro Speciale di Cinematografia, ha esordito alla regia nel ’58 con Il Pianto delle Zitelle, aggiudicandosi il Leone d’Oro a Venezia per il miglior cortometraggio. Negli anni successivi ha toccato i temi più duri della realtà sociale di quel periodo, diventando pioniere di un nuovo cinema documentario italiano che parlava di povertà, emigrazione e sofferenza.
Baldi è stato uno storico collaboratore della Cineteca di Bologna, che negli anni ha sempre cercato di valorizzare la sua opera di caparbio indipendente del nostro cinema, conservando negli archivi l’opera completa del regista bolognese e recuperando e pubblicando il suo film-manifesto, Fuoco! (1968), racconto di una tragedia sociale e familiare realmente accaduta.
Ma a parte la sua attività di regista, Gian Vittorio Baldi si è distinto anche producendo film come Trio (1967) di Gianfranco Mingozzi, Cronaca di Anna Magdalena Bach (1968) di Huillet e Straub, Vento dell’Est (1969) di Jean-Luc Godard, Porcile (1969) e Appunti per un’Orestiade Africana (1970) di Pier Paolo Pasolini, L’Amore Coniugale (1970) di Dacia Maraini, Quattro notti di un sognatore (1971) di Robert Bresson, Un’Emozione in Più (1979) di Francesco Longo e La Guerillera (1982) di Pierre Kast.
Proprio con Pasolini ha avuto un ottimo rapporto intellettuale e professionale, non solo per avergli prodotto i due sopraccitati film, ma anche per avergli in qualche maniera ispirato l’ultimo controverso lungometraggio ‘Salò o le 120 giornate di Sodoma‘ mediante la visione del suo misconosciuto ‘L’ultimo giorno di scuola prima delle vacanze di Natale‘ (in cui tre repubblichini sequestravano una corriera per poi derubare e trucidare i passeggeri, donne e bambini compresi), di cui Pasolini apprezzò la dimensione claustrofobica e ossessiva delle atrocità evocate dalla pellicola.
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