È morto Giovanni Sartori. Il politologo e storico editorialista del Corriere della Sera si è spento oggi 4 aprile all’età di 92 anni. Come scrive il quotidiano di via Solferino, era «un editorialista e un polemista estroso e brillante come pochi», geniale nell’inventare termini come Mattarellum e Porcellum per indicare le ultime leggi elettorali.
«A lui si deve tra l’altro la più convincente descrizione teorica del sistema politico italiano», continua il Corriere, dopo aver ricordato che Giovanni Sartori, morto a poco più di un mese dal 93esimo compleanno, «aveva insegnato nelle più prestigiose università americane e i suoi libri erano tradotti in tutto il mondo».
Chi era Giovanni Sartori
Sartori era nato a Firenze il 13 maggio del 1934. Riuscì a sfuggire alla chiamata alle armi dalla repubblica fascista di Salò nascondendosi. In quel periodo divorò i più importanti classici della filosofia moderna. Il suo primo incarico universitario, nel 1950, fu proprio filosofico. Solo sei anni dopo cominciò a insegnare Scienze politiche a Firenze, diventando anche preside della facoltà di Scienze politiche, sempre nella sua città. Fondò la “Rivista italiana di scienza politica”, di cui fu direttore per oltre venti anni. Insegnò anche negli Stati Uniti, conquistò prestigio in campo internazionale e cominciò a scrivere libri e saggi sulla politica.
Giovanni Sartori divenne negli anni un’importante firma del Corriere della Sera, dove puntualmente analizzava gli accadimenti politici, definendosi un moderato anticomunista, e mostrandosi battagliero nei confronti del conflitto di interessi dell’ex premier Silvio Berlusconi. Lontano dal politicamente corretto, denunciò i rischi dell’immigrazione di massa e, riguardo all’Islam, fu vicino alle posizioni della giornalista Oriana Fallaci. Anche per questo fu sepolto da vivo dalla sinistra radical chic. Sartori era inoltre laico, quasi anticlericale, e molto interessato ai problemi dell’ambiente. Tornando all’analisi politica, fu lui a coniare i termini Mattarellum e Porcellum, per indicare le leggi elettorali italiane. Aveva inoltre definito “sultanato” il ventennio berlusconiano.