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Morto Joaquìn Navarro Valls, addio allo storico portavoce di Papa Wojtyla

È morto all’età di 80 anni Joaquìn Navarro Valls. Malato da tempo, l’ex direttore della Sala Stampa vaticana e storico portavoce di papa Wojtyla se n’è andato in silenzio, senza far troppo parlare di sé dopo una vita spesa per la comunicazione. Medico e giornalista, fu lui l’artefice della prima grande rivoluzione del Papa polacco che lo volle accanto a sé per modernizzare l’immagine del Santo Padre e della Chiesa da lui guidata: arrivato a capo della comunicazione vaticana nel 1984, la lasciò nel 2006 sotto Benedetto XVI, e su sua richiesta. Su Twitter l’omaggio dell’attuale direttore della Sala Stampa, Greg Burke, come lui dell’Opus Dei: “Navarro incarna ciò che Ernest Hemingway definiva coraggio: la grazia sotto pressione“, il suo ricordo.

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Viaggiatore instancabile, membro laico della prelatura cattolica dell’Opus Dei col voto del celibato, Navarro Valls era nato a Cartagena in Spagna il 16 novembre 1936. La prima carriera che scelse fu quella del medico, laureandosi in medicina e chirurgia a Barcellona e proseguendo con una borsa di studio ad Harvard e il dottorato in psichiatria.

L’attenzione al mondo e agli altri lo fece innamorare del giornalismo e nel 1968 conseguì la seconda laurea in Giornalismo alla facoltà di Scienze della comunicazione dell’università di Navarra a Pamplona, laureandosi per la terza volta nel 1980 in Scienza della comunicazione.

Da giornalista si dedica ai reportage e ai racconti dall’estero per la rivista spagnola Nuestro Tiempo ed è stato inviato per il quotidiano di Madrid ABC: è stato membro del consiglio d’amministrazione (1979) e successivamente presidente dell’Associazione stampa estera in Italia (1983 e 1984).

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Nel 1984 riceve la telefonata che gli cambiò la vita, come lui stesso raccontò in seguito: Papa Giovanni Paolo II lo voleva accanto a sé per cambiare l’immagine della Chiesa e dello stesso Santo Padre. L’operazione mediatica fu un successo: il Papa polacco e il giornalista spagnolo diedero un volto nuovo alla comunicazione istituzionale e lontanissima dalla quotidianità della fredda Sala Stampa vaticana.

[didascalia fornitore=”ansa”]Navarro Valls[/didascalia]

Navarro Valls aprì le porte dei palazzi al mondo della stampa e allo stesso tempo portò la stampa e la comunicazione dentro le stanze vaticane, facendo leva sul fascino di un Papa giovane che, per la prima volta, parlava al cuore della gente.

Il suo talento comunicativo fu messo al servizio del Santo Padre in ogni fase della sua vita. In molti lo definiscono più uno stratega della comunicazione che un giornalista, per la sua capacità di muoversi all’interno di due ambienti complessi e spesso lontanissimi come il Vaticano e il giornalismo.

Negli anni Navarro Valls ha saputo schivare i colpi del mondo dell’informazione senza rovinare l’immagine di una Chiesa aperta al popolo dei credenti, costruita dal suo ufficio che molti vaticanisti hanno descritto come inaccessibile. Per papa Wojtyla era più di un semplice collaboratore: fu lo stesso Santo Padre ad affidargli l’organizzazione dello storico viaggio a Cuba.

I racconti di Navarro Valls a cena con Fidel Castro, mentre fuma un sigaro col Lìder Maximo e organizza il viaggio del Papa che più ha lottato contro il comunismo nell’ultimo avamposto comunista, rendono l’idea del ruolo fondamentale che ebbe per la Chiesa cattolica contemporanea.

[didascalia fornitore=”ansa”]La commozione di Navarro Valls nell’annunciare la morte di papa Wojtyla[/didascalia]

Il suo ruolo divenne ancora più chiaro negli ultimi sei mesi del pontificato di Wojtyla, quando da medico e da giornalista raccontò al mondo con delicatezza, amore e dignità la malattia del Santo Padre. Dopo la morte di Giovanni Paolo II, fu chiamato da Benedetto XVI a rimanere come direttore della sala stampa, ma nel 2006 fu rimosso su sua richiesta, sostituito da padre Federico Lombardi.

Il miglior testimone di quanto Giovanni Paolo II stava dicendo era lui stesso, le strategie di comunicazione non servivano, né le apparenze. Eravamo consapevoli che non si trattava di una tecnica, ma di una testimonianza“, raccontò del “suo” Papa, in un ricordo da perfetto comunicatore che amava il suo lavoro e la sua missione per la Chiesa.

Lorena Cacace

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