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Morto John Hurt, attore di The Elephant Man e Harry Potter

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Grave lutto nel cinema inglese e internazionale: è morto John Hurt, indimenticabile star di film come The Elephant Man, Fuga di Mezzanotte, Harry Potter, Alien, V per Vendetta e Indiana Jones e il regno del teschio di cristallo. L’attore britannico, molto attivo anche in teatro (soprattutto su testi shakespeariani), si è spento a Londra all’età di 77 anni dopo una dura battaglia contro il cancro al pancreas iniziata nel 2015. Nella sua lunga carriera, durata oltre sessant’anni, John Hurt aveva interpretato oltre 200 ruoli tra film e serie televisive e ottenuto due nomination agli Oscar. Nel 2004 la Regina Elisabetta II gli aveva conferito l’onorificenza di Commendatore dell’Ordine dell’Impero Britannico, attribuendogli quindi il titolo di Sir.

John Hurt era nato a Chesterfield, nel nord del Derbyshire, il 22 gennaio 1940. Voleva fare l’attore fin da bambino (il suo primo ruolo l’ottenne in una recita scolastica nella piece ‘L’Oiseau Bleu’ di Maurice Maeterlinck) e ci riuscì nonostante l’opposizione dei severi genitori, un matematico e un’ingegnere, che gli consigliavano di diventare insegnante d’arte.

Dopo aver studiato alla Royal Academy of Dramatic Art di Londra, Hurt fece l’esordio sul grande schermo in ‘The Wild and the Willing‘ del ’62 e acquisì grande popolarità recitando in un ruolo importante nel mitico ‘Un uomo per tutte le stagioni‘ di Fred Zinneman (1966), film che si aggiudicò ben 6 premi Oscar. La carriera di John Hurt era ormai lanciata: dopo una fortunata esperienza televisiva nella serie ‘The Naked Civil Servant‘, che gli valse una BAFTA come miglior attore, prese parte a numerose pellicole destinate a passare alla storia tra cui ‘Fuga di Mezzanotte‘ di Alan Parker, nella parte del prigioniero inglese tossicodipendente Max (prima nomination agli Oscar e un Golden Globe), ‘Alien‘ di Ridley Scott (era il vice capitano G. E. Kane dell’astronave Nostromo) e soprattutto ‘The Elephant Man‘ di David Lynch. In quest’ultimo film Hurt offrì una sublime interpretazione nel ruolo del deforme John Merrick che, a giudizio di molti, avrebbe dovuto garantirgli il meritatissimo Oscar come miglior attore protagonista. La statuetta, però, finì nelle mani dell’altrettanto convincente Robert De Niro di Toro Scatenato, ma mai come in questo caso i membri dell’Academy avrebbero dovuto pensare a un premio ex-aequo.

Negli anni ’80 e ’90 John Hurt prese parte ad altri film di successo, cimentandosi spesso e volentieri anche in ruoli più leggeri (due titoli su tutti: i demenziali ‘La pazza storia del mondo’ e ‘Balle spaziali’, entrambi di Mel Brooks). Lo ricordiamo tra gli altri in ‘Orwell 1984‘ di Michael Radford (era il protagonista principale Winston Smith), ‘Cowgirl – Il nuovo sesso‘ di Gus Van Sant, ‘Dead Man‘ di Jim Jarmusch e ‘Contact‘ di Robert Zemeckis.

Nel nuovo millennio era diventato noto anche alle nuove generazioni grazie alla partecipazione in tre film di ‘Harry Potter‘ (il primo, La Pietra Filosofale, e gli ultimi due, I Doni della Morte 1 e 2) nella parte del Signor Olivander, il venditore di bacchette magiche, e anche nei vari ‘Shooting Dogs‘ di Michael Caton-Jones, ‘V per Vendetta‘ di James McTeigue, ‘Indiana Jones e il regno del teschio di cristallo‘ (nel ruolo del professor Oxley) di Steven Spielberg, ‘Hellboy: The Golden Army‘ di Guillermo Del Toro e ‘Melancholia‘ di Lars von Trier. Nel 2013 aveva preso parte pure a due episodi di ‘Doctor Who‘. L’ultimo suo film è stato ‘Jackie‘ di Pablo Larrain, incentrato sulla vita di Jacqueline Kennedy (Hurt ha interpretato il padre spirituale Richard McSorley), ma nel 2017 usciranno postume altre quattro pellicole inedite: That Good Night, Damascus Cover, My Name is Lenny e Darkest Hour.

John Hurt aveva avuto una vita sentimentale molto movimentata: quattro mogli (Annette Robertson, Donna Peacock, Joan Dalton, che gli ha dato i suoi unici due figli, e Anwen Rees-Meyers), una compagna storica (la modella francese Marie-Lise Volpeliere-Pierrot) morta tragicamente per una caduta da cavallo, e un’altra relazione importante con la scrittrice irlandese Sarah Owens.

Raffaele Dambra

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