L’orso marsicano del Parco Nazionale tra Abruzzo e Lazio è stato investito da una Opel Corsa, nei pressi della statale 17.
Un’auto ha travolto l’orso bruno Juan Carrito, uccidendolo nei pressi di una galleria di Castel di Sangro. La donna alla guida della Opel Corsa non ha riportato ferite. Il messaggio del direttore del Parco Nazionale: “Non ci sono parole per descrivere cosa che è successo, sono sconvolto”.
Si chiamava Juan Carrito l’orso bruno di tre anni morto a causa di un incidente stradale. L’animale, tre anni di vita, orso marsicano, era molto caro a tutto il personale del Parco Nazionale tra Abruzzo e Lazio, ed era oltre che una mascotte anche l’idolo di visitatori e degli addetti.
L’incidente è avvenuto nella giornata di oggi, nei press della statale 17 di Castel di Sangro. All’uscita di una galleria una donna, alla guida di una Opel Corsa, ha trovato l’orso uccidendolo sul colpo. Fortunatamente l’incidente non ha coinvolto altre vetture, e la guidatrice non ha riportato ferite. Per lei non è stata necessaria l’ospedalizzazione, dunque solo un grande spavento.
L’orso viveva in natura nel parco, e nei mesi scorsi era finito per sconfinare in un centro abitato. Nel maggio del 2022 infatti l’esemplare di orso bruno si era portato fino a Pizzoferrato, in provincia di Chieti. Una breve incursione che aveva fatto notizia, senza arrecare danni a cose o persone, prima di tornare nella natura.
Si dice sconvolto il direttore del Parco Nazionale, che parla della morte dell’orso con grande tristezza. La notizia, commenta Luciano Sammarone, ha colpito a freddo tutto il personale del parco e gli abitanti della zona.
“Non ci sono parole per quel che è successo” ha scritto Sammarone sul profilo Facebook ufficiale del Parco, che parla della scomparsa dell’animale dura da accettare come se fosse stata quella di un familiare. Unica consolazione del direttore, si legge ancora nel post, quella che l’orso sia morto “da orso libero”.
Il suo inserimento nell’habitat del Parco aveva sicuramente sensibilizzato il pubblico alla specie di orso che era diventata un simbolo del Parco. Una sottospecie “Ganimede” che era differente da quella delle Alpi ed esclusivo proprio del centro Italia. Sono solamente 50 gli esemplari rimasti in vita nella zona del Parco e nelle altre strutture, dunque una perdita sicuramente grave.
Juan Carrito era abitato alla presenza dell’uomo. Aveva fatto spesso incursione in alcuni negozi, cantine, pollai, nei pressi di Roccaraso.
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