Ci ha lasciato alla veneranda età di 106 anni il regista portoghese Manoel de Oliveira, morto stamane nella sua casa di Porto per un arresto cardiaco. Nato l’11 dicembre 1908, ha incredibilmente continuato a lavorare fino all’ultimo, tanto che lo scorso anno aveva girato il cortometraggio Il Vecchio di Restelo, presentato poi alla Mostra del Cinema di Venezia. Unanimemente considerato il più importante cineasta del suo Paese, de Oliveira ha occupato un posto di rilievo anche sulla scena dell’intera cinematografia mondiale.
Nato e cresciuto in una facoltosa famiglia di industriali, Manuel de Oliveira iniziò a interessarsi al cinema negli anni ’30 quando girò i suoi primi documentari, mentre il primo lungometraggio Aniki-Bòbò, dedicato alla vita dei bambini senzatetto di Porto, uscì nel 1942 senza però lasciare particolari tracce. Ostile al regime di Salazar, per un lungo periodo preferì rimanere dietro le quinte occupandosi di altro, a cominciare dall’azienda di famiglia. Poi a partire dagli anni ’60, con il profilarsi all’orizzonte di un nuovo inizio per il suo Portogallo, ritrovò la vena creativa e decise di dedicarsi completamente alla settima arte. Curiosamente, quindi, la maggior parte della sua filmografia de Oliveira l’ha realizzata dopo aver compiuto i 60 anni di età.
Tra le sue più importanti opere ricordiamo la tetralogia composta da Passato e presente (1971), Benilde e la vergine madre (1974), Amore di perdizione (1978) e soprattutto Francisca (1981), considerato un po’ il suo capolavoro, senza dimenticare I cannibali (1988), La divina commedia (1991) e Party (1996). Ma anche nel nuovo secolo, pur approssimandosi il secolo di vita, de Oliveira non ha mai mollato di un centimetro confezionando riuscitissimi film come Ritorno a casa (2001), Il principio dell’incertezza (2002), Un film parlato (2003) e Gebo e l’ombra (2012). In totale, in circa 80 anni di carriera, il regista portoghese ha girato oltre 50 film, documentari compresi.
La particolare abilità di Manoel de Oliveira, che l’ha consacrato nel gotha della cinematografia europea e mondiale, va ricercata nel modo con cui ha saputo raccontare la vita e l’esistenza umana attraverso le delizie e i dolori dell’amore, la decadenza e la sofferenza della vecchiaia, utilizzando spesso una buona dose di ironia, talvolta persino grottesca.
Nel corso della sua lunghissima carriera de Oliveira ha ottenuto i maggiori riconoscimenti nei più importanti festival internazionali, a Cannes come a Venezia, Berlino, Locarno, Tokyo, Montreal, San Francisco, Chicago e molti altri ancora.
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