Paolo Villaggio è morto: l’Italia dice addio definitivamente al ragionier Ugo Fantozzi, al professor Kranz e al timidissimo sottomesso Giandomenico Fracchia, i personaggi più amati e riusciti del compianto attore genovese, entrambi entrati di diritto nell’immaginario collettivo dell’Italia degli anni Settanta. Paolo Villaggio è morto all’età di 84 anni al Policlinico Gemelli di Roma ed era malato da tempo: la notizia è stata confermata dalla figlia Elisabetta con un tenerissimo post su Facebook e si è diffusa rapidamente sul web, anche se in molti hanno sperato che fosse l’ennesima bufala visto che di annunci della morte di Paolo Villaggio ce ne sono stati molti fasulli nel corso degli anni. Invece stavolta era vero: Paolo Villaggio se n’è andato.
La morte di Paolo Villaggio priva così il nostro paese di un attore tanto amato quanto polemico e discusso, specialmente negli ultimi anni di vita, quando rilasciava spesso dichiarazioni veementi e contraddittorie giustificandole con l’età avanzata raggiunta. Eppure Paolo Villaggio, nato a Genova il 30 dicembre 1932, ha avuto modo durante la sua lunghissima carriera di dimostrare di essere un interprete verace dell’uomo medio italiano, creando l’incarnazione più perfetta del tipico impiegato statale vessato da superiori ben più crudeli e scaltri di lui, che non gli lasciano mai scampo nemmeno per una liberazione o una redenzione: il ragionier Ugo Fantozzi, ispirato proprio ad un’esperienza lavorativa di Paolo Villaggio nei primi anni Cinquanta, presso la ditta Cosider che si occupa di impiantistica.
Amico personale di Fabrizio De André, per il quale firmerà da autore di testi anche i brani Il fannullone e Carlo Martello ritorna dalla battaglia di Poitiers (contenuta nell’album Volume I), Paolo Villaggio cresce come cabarettista e debutta in televisione nel 1968 con il personaggio, cattivissimo, del Professor Kranz, quello del timido Giandomenico Fracchia e il definitivo tratteggio del ragionier Ugo Fantozzi. Il programma è il contenitore di intrattenimento ‘Quelli della domenica’ e Paolo Villaggio ne svecchia la regia imponendo ai cameramen di seguirlo in mezzo al pubblico, dove spesso recita a soggetto senza seguire alcun copione, pur di coinvolgere al massimo gli spettatori in studio e a casa.
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Il personaggio di Fantozzi è un successo, anche per le capacità interpretative e macchiettistiche di Paolo Villaggio, così avviene il passaggio al grande schermo con il primo film della saga di Fantozzi: accanto al protagonista principale appaiono la signora Pina Fantozzi, la mostruosa figlia Mariangela, il compagno di lavoro ragionier Filini, l’eterna fiamma signorina Silvani, lo sbruffone geometra Calboni e il Megadirettore Galattico. Fantozzi è un uomo piccolo, un antieroe per eccellenza, sempre oppresso dai suoi superiori e assolutamente incapace di vivere in armonia con sé e con gli altri. Ne verranno fuori molti film, con la regia di Luciano Salce e con altri registi, e contemporaneamente Villaggio continuerà sulla strada del cinema più serio interpretando, ad esempio, il maestro elementare nella trasposizione cinematografica del libro ‘Io speriamo che me la cavo’.
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Se il successo di Paolo Villaggio nel corso degli anni è rimasto immutato, lo si deve appunto a queste grandi maschere tragicomiche che ha saputo inventare, basandosi su una vita personale solo apparentemente piatta. Con la morte di Paolo Villaggio se ne va uno dei grandi inventori e dissidenti dello spettacolo italiano, sempre sopra le righe, eccessivo, sboccato, mai apartitico (è stato iscritto alle liste di Democrazia Proletaria e al Partito Comunista) e profondamente ateo, come ebbe modo di dichiarare: ‘Credo che il Papa sia una persona troppo intelligente per credere in Dio’. Addio a Paolo Villaggio.
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