E’ morto a Roma Stefano Rodotà. Il giurista ed ex parlamentare aveva 84 anni. Nato in Calabria, a Cosenza, nel 1933, fu uno dei protagonisti più arguti della politica e della società italiana. Discendente da una famiglia di intellettuali e religiosi, fu una voce laica sempre in prima linea per portare avanti battaglie politiche di ampliamento dei diritti sociali. “C’è un impoverimento culturale che si fa sentire, la cattiva politica è figlia della cattiva cultura”, diceva Rodotà. Era il 2000.
Nato a Cosenza, ma trasferitosi a Roma dai tempi dell’Università, iniziò la sua carriera da giurista negli anni ’70, divenendo ben presto uno dei più stimati rappresentanti. Politicamente iniziò a militare nel Partito Radicale e nel 1979 fu eletto alla Camera come indipendente con il Partito Comunista Italiano. Fu rieletto deputato nel 1983, nel 1987 e nel 1992.
Nel frattempo Stefano Rodotà nel 1989 si era iscritto al Partito Democratico della Sinistra, di cui era diventato subito un importante dirigente. Sono gli anni di Berlusconi e del suo conflitto d’interessi: la democrazia repubblicana italiana rischia di rotolare e nel 1994, alla prima fiducia al governo Berlusconi, Rodotà denuncia “Siamo alla rottura dei fondamenti di un moderno Stato democratico”.
Dal 1997 al 2005 Stefano Rodotà fu il primo presidente dell’Autorità Garante per la protezione dei dati personali, il cosiddetto garante della privacy, mentre dal 1998 al 2002 ha presieduto il gruppo di coordinamento dei Garanti per il diritto alla riservatezza dell’Unione europea.
Proprio il suo lavoro di ricerca e divulgazione sui diritti legati all’informazione e alla privacy gli aveva dato una sorta di rinnovata notorietà particolarmente negli ultimi vent’anni. Non a caso aveva preso parte a varie iniziative di informazione e riforma della leggi italiane in materia.
Recentemente era stato anche candidato non eletto per l’elezione del presidente della Repubblica nel 2013, votato dal Movimento 5 Stelle (che lo ha proposto dopo una votazione in rete tra i suoi iscritti), da Sinistra Ecologia Libertà e da alcuni parlamentari del Partito Democratico. “Se guardo indietro vedo che ho fatto sempre quello che mi sentivo capace di fare. E alla mia età mi fa sinceramente piacere che qualcuno si ricordi di me”, disse. Non riuscì a essere eletto, gli preferirono Napolitano, e qualche mese dopo fu criticato duramente dallo stesso leader del Movimento 5 Stelle, Beppe Grillo, che lo definì un ‘ottuagenario miracolato dalla rete’.
Fra i più accesi oppositori del ddl bavaglio sulle intercettazioni proposto dall’ultimo governo Berlusconi, nel 2013 firmò l’appello di MicroMega per l’ineleggibilità del Cavaliere. Nel 2014 è stato una delle voci più critiche delle riforme del Senato e della legge elettorale portate avanti dal governo Renzi.
Da giurista ha insegnato nelle università di Macerata, Genova e Roma, dove è stato professore ordinario di diritto civile e dove gli è stato conferito il titolo di professore emerito. Anche in molte università europee ha tenuto le sue lezioni, e poi ancora negli Stati Uniti d’America, in America Latina, Canada, Australia e India. Tra i suoi libri: Intervista su privacy e libertà (2005), Elogio del moralismo (2011), Il diritto di avere diritti (2012) tutti editi da Laterza. Da ultimo Il mondo nella rete. Quali i diritti, quali i vincoli (Laterza, 2014).
Dopo la notizia della sua morte, il cordoglio di tutti gli esponenti politici: “Perdiamo uno straordinario giurista” dice la presidente della Camera Laura Boldrini. ”Addio a Stefano Rodotà: insigne giurista, uomo delle Istituzioni, intellettuale che ha dato moltissimo al nostro Paese. Ho avuto tante volte l’occasione di incontrarlo e confrontarmi sul tema dei diritti, a lui particolarmente caro e al quale ha dedicato decenni di impegno: ne ricordo l’intelligenza vivace e la straordinaria capacità di affrontare con linguaggio semplice temi profondamente complessi. Ci mancherà”, scrive il presidente del Senato Pietro Grasso.
“Che brutta notizia. Profonda tristezza per la scomparsa di Stefano Rodotà”, così l’ex presidente del Consiglio, Enrico Letta, su Twitter, mentre Paolo Gentiloni twitta “Ricordo Stefano Rodotà grande giurista, intellettuale di rango, straordinario parlamentare. Una vita di battaglie per la libertà”, e Nicola Fratoianni, segretario nazionale di Sinistra Italiana commenta: “Un grande dolore. Ci mancherà il suo pensiero coraggioso e originale. Il diritto, per i diritti negati”.
Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, profondamente colpito dalla scomparsa di Stefano Rodotà, in un messaggio alla famiglia ne ricorda “le alte doti morali e l’impegno di giurista insigne, di docente universitario, di parlamentare appassionato e di prestigio e di rigoroso garante della Privacy”. “La sua lunga militanza civile al servizio della collettività – ricorda Mattarella – è stata sempre contrassegnata dalla affermazione della promozione dei diritti e della tutela dei più deboli”.
“Difficile sintetizzare cosa è stato Stefano Rodotà: un grande giurista, un uomo di vastissima cultura, un modello inesauribile di impegno politico e civile, uno tra i migliori interpreti del costituzionalismo, sempre dalla parte della Costituzione e dei cittadini meno tutelati. Sarebbe stato bello averlo al Quirinale, lo meritava e avrebbe sicuramente lasciato un segno importante in una fase delicatissima della nostra storia. La sua morte apre immancabilmente un vuoto enorme, resta però la grande lezione che in tanti anni ci dato. Cerchiamo tutti di farne tesoro”. Così Antonio Ingroia, presidente di Azione civile, ricorda Stefano Rodotà.
“La scomparsa di Stefano Rodotà è una perdita gravissima per la democrazia del nostro paese. Rodotà ha dedicato la sua vita di studioso, giurista e politico alla difesa e all’applicazione della nostra Costituzione che considerava il principale strumento per combattere le ingiustizie e affermare i diritti sociali e civili. Stefano è stato un militante della democrazia, contribuendo con passione, lucidità e generosità allo sviluppo del paese e a molte delle sue conquiste nel segno della libertà e dell’eguaglianza”. Così il segretario della Fiom, Maurizio Landini, in una nota.
“Sempre attento ai problemi e ai bisogni delle classi lavoratrici è stato al nostro fianco in tutte le battaglie. In particolare, in questi ultimi anni, ha sostenuto le lavoratrici e i lavoratori metalmeccanici e della Fiom nella lotta contro le discriminazioni sindacali alla Fiat, nella difesa e nell’applicazione dei diritti sanciti dalla Costituzione ma troppo spesso elusi, a partire dal diritto al lavoro e alla dignità nel lavoro: ce lo ricordiamo, con la forza e il rigore che gli erano propri, in piazza a Pomigliano contro la Fiat, in Piazza del Popolo a Roma nella manifestazione ‘Costituzione: la via maestra’, al nostro ultimo congresso a Rimini, fino alla battaglia vinta nel referendum dello scorso 4 dicembre. Ci mancherà moltissimo. Alla famiglia e compagni con cui abbiamo condiviso tante battaglie va tutta la nostra vicinanza e il nostro abbraccio”, conclude Landini.
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