E’ l’11 novembre e a Palazzo Marino, e questa mattina, intorno alle 11.00, ha avuto inizio il funerale laico di Umberto Veronesi, deceduto lo scorso 8 novembre, all’età di 90 anni, nella sua dimora milanese. Il famoso oncologo, che avrebbe compiuto 91 anni il 28 novembre, ha lavorato quasi fino all’ultimo giorno della sua vita. Incessante la sua attività di ricerca nell’omonima fondazione di cui era presidente. Umberto Veronesi era anche direttore scientifico emerito dell’Istituto europeo di oncologia (IEO). Veronesi fu anche politico: durante il governo Amato II ricoprì l’incarico di ministro della Sanità dal 25 aprile 2000 all’11 giugno 2001. Veronesi ha lasciato la moglie Sultana Razon e sette figli.
La cerimonia laica in memoria di Umbero Veronesi si è aperta sulle note de ‘Il chiaro di luna’ di Beethoven e ‘Tu che di gel sei cinta’ tratto dalla Turandot, entrambe suonate dal figlio dell’oncologo, Alberto, musicista e direttore d’orchestra. Intorno al feretro disposto nella Sala Alessi, dove ieri è stata allestita la camera ardente, i sette figli, i nipoti e la moglie dello scienziato, Sultana Razon.
In considerazione dell’enorme afflusso di gente, molti hanno dovuto seguire la cerimonia dall’esterno sui maxi schermi, allestiti per l’occasione dinanzi a piazza della Scala e nel cortile del Palazzo Comunale.
Durante la cerimonia sono intervenuti il sindaco di Milano Giuseppe Sala, l’ex ministro Emma Bonino, il professor Pier Giuseppe Pelicci (direttore ricerca all’Istituto Europeo di Oncologia), il figlio Paolo e le nipoti di Veronesi, Elena e Gaia.
Le spoglie di Veronesi verranno cremate e le ceneri portate al Cimitero Monumentale di Milano. Il sindaco Sala ha dichiarato che verrà fatta richiesta perché possa essere posizionato tra i milanesi illustri.
Alla cerimonia laica hanno presenziato numerose autorità e personaggi della politica. In rappresentanza del Governo, il ministro delle Riforme Maria Elena Boschi e il ministro delle Politiche agricole Maurizio Martina.
Presente anche il vice segretario del Partito democratico Lorenzo Guerini, gli ex sindaci di Milano Carlo Tognoli e Gabriele Albertini, e anche l’ex sindaco di Torino Piero Fassino.
Dal mondo delle imprese, l’amministratore delegato di Pirelli Marco Tronchetti Provera con la moglie Afef.
Sono moltissimi gli italiani che hanno reso omaggio oggi all’illustre oncologo, con un saluto al feretro, nella camera ardente allestita a Milano. C’è chi ha voluto ricordare con piacere l’appoggio ricevuto da Veronesi, durante la propria malattia, come ha fatto il sindaco di Milano, Giuseppe Sala: ‘Avevo trentanove anni quando arrivai da lui la prima volta. Mi era appena stato diagnosticato un linfoma non Hodgkin, lo stesso male che aveva portato via mio padre in sei mesi. Umberto Veronesi riuscì a rassicurarmi perché questo era il suo tratto umano più evidente: farti sentire protetto. Io mi sono affidato ed è stato uno degli incontri che hanno cambiato la mia vita’.
Era presente anche il Ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, che ha voluto salutare il medico con queste parole: ‘Veronesi è stato tante cose. Un grande uomo, innanzitutto, uno scienziato straordinario e uno straordinario ministro della Sanità. Io l’ho conosciuto, è una persona con cui mi sono molto confrontata, una persona di una grandissima umanità e venire qui per me era naturale per rendere omaggio come ministro della Salute a un grande scienziato, per tutte le cose che lui ha cominciato e che dobbiamo portare avanti’.
Ma c’è anche chi non ha riservato parole buone per Umberto Veronesi: è il caso di Eleonora Brigliadori che in un messaggio shock su Facebook pubblicato e poi rimosso, ha dichiarato: ‘Purtroppo l’anima devastata di questo uomo (Umberto Veronesi ndr) continuerà a fare del male, ammesso che fosse morto, che possa davvero morire, perché ha costruito un impero con i suoi soldati demoniaci che sono già pronti a moltiplicare il male che lui aveva predisposto all’infinito… Tra l’altro non si spiega come mai sia morto a casa avendo un bell’ospedale a disposizione, io non ho visto il cadavere. Non l’ho visto bruciare in una pira funebre, posso pure rifiutarmi di credere che sia morto e che questa sia una semplice uscita di scena strategica, in un momento cruciale per andare a governare il suo impero del male con un profilo invisibile’.
Veronesi ha combattuto tutta la sua vita contro il cancro, nemico subdolo e terribile, spendendosi con intelligenza e determinazione nella sua carriera di medico. Umberto Veronesi aveva intuito prima di molti altri colleghi in camice bianco che l’approccio contro il cancro non può e non deve essere esclusivamente di tipo medico: la prevenzione e un corretto stile di vita giocano un ruolo determinante in questa battaglia. Così anche un’informazione corretta e capillare. Per questi motivi Veronesi puntò moltissimo sulla divulgazione scientifica.
In un’intervista di qualche anno fa Veronesi, già in età molto avanzata, si esprimeva in questi termini nei confronti della morte: “L’idea di dovere morire non mi piace come non piace a tutti. Ma piuttosto mi preoccupa il morire, vale a dire le fasi che mi porteranno alla fine della mia vita; in particolare temo di perdere la mia lucidità mentale e la mia coscienza”.
Umberto Veronesi era un vegetariano convinto da prima che diventasse una moda: per amore degli animali, raccontava, “sono diventato vegetariano appena sono stato in grado di scegliere la mia alimentazione”.
Il medico era anche un convinto sostenitore della necessità di trovare una via alternativa alla sperimentazione animale, tecnica scientifica da lui considerata barbara e obsoleta.
Note le sue posizioni in merito a tematiche complesse e controverse: era socio onorario dell’associazione Libera Uscita per la depenalizzazione dell’eutanasia, tuttavia considerava l’eutanasia una scelta estrema, il fallimento della pratica medica. L’idea di Veronesi era incrementare tutte quelle tecniche mediche e farmacologiche atte a lenire la sofferenza dei malati e a migliorare il loro tenore di vita. Interrogato in proposito ebbe ad esprimersi in questi termini: “Se è curato bene, difficilmente il paziente chiede di morire. Se è curato con affetto, con amore, senza dolore, non chiederà la buona morte”.
Progressiste anche le sue posizioni in materia di unioni omosessuali, sulla possibilità di effettuare adozioni da parte di coppie dello stesso sesso e sulla liberalizzazione delle droghe leggere (soprattutto a scopi terapeutici e palliativi).
L’idillio perfetto fra Veronesi e le frange più progressiste dell’opinione pubblica è stato ostacolato solo dalle sue posizioni favorevoli ai termovalorizzatori, al nucleare e agli ogm.
Veronesi fu un fervente umanista innamorato della vita e non riuscì mai a trovare consolazione nella fede in Dio: “Così come Auschwitz – disse lapidario – per me il cancro è diventato la prova della non esistenza di Dio”.
Non tutti sanno che durante la guerra calpestò una mina e rimase dilaniato. Solo dopo mesi di dolorose cure, interventi chirurgici e riabilitazione riuscì a ristabilirsi completamente.
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