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Una mostra di Joan Mirò è in programma a Mantova dal 25 novembre prossimo al 6 aprile 2015. Le Fruttiere di Palazzo Te, infatti, accoglieranno tra olii, arazzi, bronzi e terrecotte, oltre 130 opere del grande artista catalano, per un’esposizione che ripercorrerà quasi un quarto di secolo – dal 1966 al 1989 – di produzione artistica di uno dei pittori più significativi dell’avanguardia europea del secolo scorso.
Dal titolo ‘Joan Mirò: l’impulso creativo‘, l’esposizione in programma a Mantova è promossa e organizzata dal comune della città, in collaborazione con Fundació Pilar i Joan Miró di Palma di Maiorca, ed illustra, attraverso le sue opere più significative, le diverse tecniche, i mezzi e i materiali che il maestro del surrealismo utilizzò durante tutta la sua carriera artistica. Quattro le aree tematiche in cui è suddiviso lo spazio espositivo a disposizione dei visitatori: il gesto e la grafica, la sperimentazione materica, il trattamento del fondo come punto di partenza creativo e la forza espressiva del nero.
Ma non solo: la mostra dedicata a Joan Mirò a Mantova affiancherà alle opere proposte lungo il percorso anche la ricostruzione dei luoghi nei quali l’artista creò i suoi capolavori, gli Studi Sert e Son Boter, che saranno riprodotti insieme agli oggetti e agli strumenti, pennelli compresi, che l’artista utilizzava e che si sono conservati grazie all’attività della Fondazione Mirò.
All’inaugurazione della mostra saranno presenti Elvira Cámara López, direttrice della Fondazione e curatrice della mostra, Mateo Isern, sindaco di Palma di Maiorca e Joan Punye, nipote dell’artista.
Joan Mirò (1893 – 1983) è stato, oltre che uno dei pittori più influenti del secolo scorso, anche ceramista e scultore. Tra gli esponenti più significativi del surrealismo europeo – André Breton, fondatore di questa corrente artistica, lo descrisse come ‘il più surrealista di noi tutti‘ – si distingue, fin dalle primissime opere, per l’atmosfera ‘sospesa’ e distaccata da qualsiasi volontà rappresentativa, che lo porterà sempre più, nel corso della sua carriera artistica, verso quell’astrazione lirica caratterizzata dalla rappresentazione di segni grafici elementari e da forme in completa libertà. Sperimentando vari tipi di supporti per la propria pittura – dalla carta vetro a quella catramata – si cimenta anche nell’acquaforte, nella litografia, nella scultura e nel murales, realizzando, nel 1947, l’imponente decorazione per l’Hotel Terrace Palace di Cincinnati e, dieci anni dopo, quella del monumentale muro di ceramica per il Palazzo dell’UNESCO a Parigi.
La sua opera, che più che cercare l’astrazione completa mirava piuttosto ad un linguaggio surreale e poeticamente semplificato, nell’ultimo periodo si abbandonerà definitivamente al trionfo fantastico del colore puro, in una libertà gioiosa di forme e di segni.
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