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Una mostra dedicata a Renato Zero è in corso a Roma, al Centro di Produzione Culturale La Pelanda, e rimarrà aperta al pubblico fino al 22 marzo 2015. Una grande retrospettiva dal titolo ‘Zero‘ che racconta, attraverso una monumentale esposizione, la storia e la carriera di uno dei personaggi più stravaganti e talentuosi della musica italiana contemporanea. Fortemente voluta nel cuore di Testaccio, in una delle sedi espositive più importanti (e popolari) della città, la mostra è stata promossa da Roma Capitale – Assessorato alla Cultura, Creatività e Promozione Artistica – e organizzata in collaborazione con il Museo d’Arte Contemporanea di Roma.
Un corpus eccezionale di documenti – tra costumi, musica e immagini – raccontano la vita di uno degli artisti più trasgressivi ed originali della musica italiana. Questa è Zero, la mostra dedicata al ‘cantattore’ più famoso del Belpaese che si racconta al suo pubblico (e non solo) attraverso questo ambizioso progetto – il primo, di tali proporzioni, mai dedicato ad un artista della canzone italiana. L’esposizione, infatti, celebra, attraverso un percorso di sei ambienti multimediali e multisensoriali, le canzoni, le battaglie e le trasformazioni dell’istrionico Renato che, sospeso tra arte e musica, è ancora oggi, dopo quarant’anni di carriera, una della personalità più amate dello spettacolo di casa nostra.
Definita dai più come una mostra ‘concettuale più che spettacolare‘, la rassegna dedicata a Renato Zero vuol far riflettere, in primis, sulla figura di questo strano personaggio che, fin dai primi anni Settanta, ha saputo (non certo senza polemiche) accendere l’immaginario collettivo grazie al suo look glam-rock in cui cipria, lustrini e paillettes la facevano assolutamente da padrone. Ma il talento del ‘re dei sorcini’ non è solo capacità istrioniche ed eccezionale presenza scenica: i suoi testi, infatti, riflettono l’attenzione verso problematiche più impegnative che fin dagli esordi il cantante ha affrontato nelle sue canzoni – la ricerca di Dio, la chirurgia estetica, la sua ambiguità di natura erotico/passionale, l’amore per la sua città, l’emarginazione e via dicendo.
Una mostra insolita, dunque, quanto interessante che comprende, nel materiale esposto, finanche gli schizzi per i costumi, con annessi campioni di stoffa, e i biglietti per i primi concerti che il cantante si disegnava da solo. Ed ancora, uno spezzone del film Ciao Nì, dove Zero indaga sulla sua complessa personalità, ed un lungo e buio corridoio che, ad un certo punto della mostra, simboleggia la forte crisi artistica vissuta dopo la partecipazione a Fantastico. Da qui la successiva ‘rinascita’ a Sanremo, quando nel ’91, si presentò alla kermesse con Vecchio, un brano intenso quanto realistico scritto per lui da Mariella Nava.
La mostra Zero, dunque, si presenta come un percorso assolutamente affascinante anche per chi fan di Zero non è, poiché racconta, attraverso la musica, la moda e lo spettacolo di uno dei personaggi più conosciuti del panorama della musica italiana, un pezzo importante del nostro Paese, con tutti i suoi vizi, le sue virtù e le sue innumerevoli contraddizioni.
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