Torniamo a parlare della strage alla funivia di Mottarone, che si staccò dal cavo cadendo e provocando la morte di 14 persone. Ora la Cassazione punta il dito contro direttore e titolare dell’impianto.
Secondo il verdetto, Enrico Perocchio e Luigi Nerini erano consapevoli dei problemi della struttura ma l’hanno comunque messa in funzione.
Ripercorriamo velocemente questa terribile tragedia tornando indietro di un anno fino al 23 maggio del 2021, quando intorno alle 12.25 la cabina 3 della funivia che da Stresa porta al Mottarone si stacca e impatta a terra dopo un volo di 1500 metri.
Sono gli istanti finali del suo percorso e sta per entrare nella stazione di arrivo quando un cavo si stacca e la cabina contenente 15 persone viene sbalzata all’indietro e scende lungo il cavo prendendo sempre più velocità.
Arresta la sua corsa solo all’incrocio con uno dei piloni portanti e in questo punto si stacca definitivamente e si schianta al suolo.
Da questo incidente rimangono uccise 14 persone ossia tutti gli occupanti della cabina a eccezione di un bambino di 5 anni di nome Eitan che si trovava lì insieme a parte della sua famiglia.
Sono stati attimi di terrore e il silenzio dei boschi di conifere è stato interrotto dalle urla dei passeggeri. La cabina è volata al suolo e poi è ruzzolata per altri 30 metri lasciando un lungo solco a terra per poi terminare la sua corsa.
Diverse sono le persone indagate e subito è stata individuata la causa dell’incidente, infatti il cavo traente della funivia si è spezzato di netto e il freno di emergenza che avrebbe dovuto azionarsi, non l’ha fatto poiché sono stati inseriti dei forchettoni per bloccarlo.
Tutto ciò per risparmiare sulle spese della manutenzione e infatti fra le diverse persone indagate ci sono in primis Enrico Perocchio, direttore dell’impianto e Gabriele Tadini, il gestore Luigi Nerini e il caposervizio Gabriele Tadini.
Ora ci sono delle novità in merito al processo.
La Cassazione ha deciso che il direttore dell’impianto e il gestore erano pienamente consapevoli dei problemi dell’impianto ma nonostante ciò hanno deciso di metterlo in funzione.
Stando a quanto riferisce la sentenza, i due sapevano che in assenza di un intervento radicale di manutenzione, la funivia avrebbe funzionato con il freno di emergenza disinserito.
Questo modus operandi messo in atto non era nuovo, infatti già in passato tale realtà aziendale aveva avuto conflitti per quanto riguardava il lato economico rapportato alle esigenze di sicurezza.
Perocchio era ai domiciliari finora ma al Cassazione ha annullato questa ordinanza poiché il soggetto viene dichiarato come a rischio di recidiva e reiterazione. Ora si attende una nuova udienza.
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