[aptica-gallery id=”101379″]
Quali sono i più importanti movimenti artistici del ‘900? Parlando di arte del XX secolo non si possono non considerare le avanguardie storiche che, fin dai primi anni del Novecento, hanno influenzato tutte le correnti successive: dall’Espressionismo al Cubismo, dall’Astrattismo al movimento Metafisico, fino ad arrivare agli anni Sessanta con la famosa Pop Art. I presupposti per lo sviluppo dell’arte del ‘900 risentono, tuttavia, della crisi che aveva coinvolto, tra la fine del XIX e gli inizi del XX secolo, gli intellettuali europei: da una parte, l’assoluta fiducia nel progresso scientifico, dall’altra la consapevolezza che la ‘felicità’ derivata dalle nuove tecnologie era solo apparente.
All’epoca, infatti, la società appare divisa in due: la borghesia, ricca e potente, e le classi subalterne che, di questo progresso, vivevano le conseguenze peggiori – erano, infatti, le più sfruttate, costrette a lottare per vivere dignitosamente. Ma per capire quali sono i movimenti artistici del ‘900 più importanti è necessaria un’ulteriore considerazione: le avanguardie artistiche dell’epoca, quelle che hanno influenzato la storia dell’arte contemporanea, hanno, come punto in comune, il fatto di opporsi alle concezioni – filosofiche, scientifiche, artistiche e sociali – vigenti in quel momento storico: parliamo di un periodo in cui l’Europa e il mondo intero avevano vissuto cambiamenti epocali, dalla Rivoluzione Industriale prima, alle grandi Guerre Mondiali dopo, dalla società suddivisa in classi a quella dei consumi, dalla cultura d’élite alla società mediatica.
Considerate le premesse storiche e sociologiche che influenzarono tutti gli intellettuali dell’epoca, dunque, (e lungi, ovviamente, dal voler fare un ‘trattato’ di storia dell’arte) ecco un breve excursus sui movimenti artistici del ‘900 più importanti, quali sono e cosa hanno rappresentato per l’arte europea (e non solo) contemporanea.
Movimenti artistici del ‘900: l’Espressionismo
Tra i movimenti artistici del ‘900, l’Espressionismo è quello che risente maggiormente della crisi di valori con cui l’Europa, dopo la Rivoluzione Industriale e l’affermarsi del capitalismo, si trova a fare i conti: l’urbanizzazione, la crisi dell’economia agricola, la lotta di classe e la ‘modernizzazione’ in atto, spingono gli artisti verso un cambiamento del linguaggio espressivo, che si manifesta non solo con una diversa percezione della realtà, ma anche con l’uso particolare dei colori, vivaci e privi di chiaroscuro.
Sviluppatosi soprattutto in Germania tra il 1900 e il 1910, l’Espressionismo influenza non solo le arti figurative, ma anche il cinema, il teatro e la letteratura. Il termine definisce, generalmente, la propensione dell’artista a mettere in luce il lato emotivo della realtà: osserva la natura e rappresenta sulla tela ciò che il suo animo percepisce; il pittore, cioè, rappresenta i suoi sentimenti. A differenza dell’Impressionismo, quindi, in cui l’artista raffigura la natura in modo soggettivo, seguendo ‘l’impressione’ che la realtà suscita in lui, l’Espressionismo rappresenta non più la natura in sé ma lo stato d’animo del pittore.
Il termine appare per la prima volta nel 1911 su una rivista tedesca per definire la pittura dei cosiddetti ‘Fauves‘ francesi e quella dei componenti del gruppo tedesco ‘Die Brücke‘: i primi, tra i quali Henry Matisse, erano caratterizzati da un’arte a disegni quasi infantili, con colori accesi e figure dalle linee molto nette; i secondi, con Ernst Kirchner, Erich Heckel ed Emil Nolde tra i più importanti, univano l’uso della xilografia a linee definite e a colori densi e vivaci. Mentre i ‘Fauves’ (le ‘belve’) si ispiravano all’arte primitiva, gli esponenti del ‘Die Brücke’ (ovvero, ‘il ponte’) utilizzavano l’arte per rappresentare il degrado del genere umano.
L’Espressionismo, infine, oltre a quelli già citati, trova i suoi esponenti più illustri in Paul Gauguin, in Eduard Munch e, per certi versi, anche in Vincent Van Gogh, mentre ne subirono fortemente l’influenza artisti come Picasso, Kandiskij, Klimt e Chagall.
Il Cubismo
Nato a Parigi nei primi anni del ‘900, il Cubismo trova in Paul Cézanne prima, e in Picasso e Georges Braque dopo, i suoi artisti più rappresentativi. L’elemento caratteristico di questa corrente, tra i movimenti artistici più importanti del XX secolo, è la scomposizione delle figure nelle loro forme originali, rappresentando gli oggetti da più punti di vista con l’obiettivo di dare un senso plastico ai soggetti disegnati.
Molto sinteticamente, il Cubismo si suddivide in tre periodi principali: il primo (dal 1907 al 1909), è quello in cui gli oggetti e le figure vengono semplificate e ridotte a forme geometriche; il secondo (dal 1909 al 1911) è caratterizzato da una pittura un po’ più analitica, in cui lo spazio e gli oggetti sono scomposti e collocati sulla tela senza alcun rilievo, alla stregua di solidi geometrici; il terzo, infine, (dal 1911 in poi) è quello in cui l’oggetto, dopo essere stato ‘frantumato’, viene ricomposto per ricercarne l’essenza – è il periodo delle nature morte, dei violini e dei giornali rappresentati ‘appiattiti’ sulle superfici delle tele.
Oltre a Cézanne, Braque e Picasso, di cui Guernica è, a detta di molti, l’apice dell’esperienza artistica cubista, altri illustri cubisti sono Marcel Duchamp, Robert Delaunay e Juan Gris.
Il Surrealismo
Così come molti movimenti artistici del ‘900, anche il Surrealismo trova origine in Francia, dove si sviluppa a partire dai primi anni Venti. Fortemente influenzato dalle teorie psicoanalitiche di Freud, il Surrealismo tende a rappresentare il sogno, la follia e l’inconscio intesi come liberazione dalle convenzioni sociali che opprimono l’uomo. L’opera surrealista, perciò, è ‘prodotta’ dalla mente (dunque, dalla psiche) del pittore ed è per questo la più ‘onirica‘ tra le manifestazioni artistiche del XX secolo.
Due sono le tendenze principali in cui dividere la corrente surrealista: quella ‘verista‘ (con Magritte e Dalì tra gli esponenti più importanti) caratterizzata da opere ambigue in cui oggetti della vita reale sono accostati tra loro in modo inconsueto e al limite dell’assurdo; e quella ‘non-figurativa‘, che oltrepassa la realtà esteriore per rappresentare, in forma onirica e quasi fantastica, quella interiore: uno dei rappresenti più illustri è Joan Mirò, le cui opere, inconfondibili, sono caratterizzate da un’infinità di simboli, linee e colori che sembrano quasi galleggiare.
L’Astrattismo
Discutendo dei movimenti artistici del ‘900 – quali sono e quali i pittori più importanti – non possiamo non citare l’Astrattismo, in particolare quello cosiddetto ‘lirico’, di cui Vasilij Kandinskij è stato l’artista più rappresentativo – le sue opere, infatti, simboleggiano il distacco dalla concretezza della realtà, a favore di una pittura ‘emotiva‘ rappresentata soprattutto dai colori. Questi ultimi, infatti, hanno un valore fortemente evocativo: il rosso esprime l’ardore, il giallo l’eccitazione e l’azzurro l’infinito. A tutto ciò si aggiungono le linee e le forme geometriche che rappresentano il distacco dalla realtà, a favore di un astrattismo che vuole essere, in primo luogo, emotività ed emozione. Non solo Kandinskij, tra i massimi esponenti di questa corrente artistica figurano anche Paul Klee, Franz Marc e Piet Mondrian, molto più vicino all’Astrattismo geometrico.
La Pop Art
Mentre quelli considerati finora sono movimenti artistici del primo ‘900, con la Pop Art ci troviamo, invece, a metà del XX secolo. Nata negli Stati Uniti sulla scia della cultura dei mass-media, la Pop Art ha la sua definitiva consacrazione nei primi anni Sessanta soprattutto dopo la Biennale di Venezia nel 1964. Si tratta di una forma d’arte popolare che si ispira sia al linguaggio cinematografico che alla iconografia pubblicitaria e suoi esponenti più illustri sono tutti americani, da Andy Warhol (pittore-icona tra i più rappresentativi della cultura statunitense) a James Rosenquist, da Claes Oldenburg a Roy Lichtenstein; ognuno di loro trae ispirazione da immagini cinematografiche, pubblicitarie e urbane, traducendo in arte ciò che la società consumistica d’oltreoceano produceva.
Warhol e Lichtenstein sono senza dubbio i pittori più famosi di questa corrente artistica contemporanea, il primo utilizzando soprattutto l’immagine fotografica, mentre il secondo ha tradotto in pittura gli elementi tipici del fumetto.