Anche a Gela il Movimento Cinque Stelle respira aria di crisi da quando, lo scorso 30 dicembre 2015, ha espulso l’allora sindaco Domenico Messinese, sollevato dal suo incarico giusto qualche settimana prima della sua collega di Quarto, Rosa Capuozzo. Messinese, dopo sei mesi dall’elezione, è stato ufficialmente cacciato per non avere rispettato ”i principi di comportamento degli eletti”, ed essere ”venuto meno agli impegni assunti al momento della candidatura”: in pratica non si è tagliato lo stipendio e ha mantenuto un atteggiamento troppo disponibile verso i poteri dei petrolieri e dell’Eni, ”avallando il protocollo fra Stato, Regione ed Eni consentendo sul territorio la perforazione di nuovi pozzi e la riapertura di vecchi”. C’è però da ricordare che solo pochi giorni prima Messinese aveva licenziato tre assessori.
Dopo essere stato eletto alle votazioni di giugno 2015 (andò al ballottaggio vincendo con il 65% dei voti), subito dopo Natale, il sindaco Domenico Messinese ha licenziato tre componenti della sua giunta, ovvero l’assessore ai trasporti Pietro Lorefice, l’assessore all’istruzione Ketty Damante e l’assessore alla programmazione Nuccio Di Paola definendoli “inetti e incapaci. Intralciavano i lavori in giunta”. ”Non hanno fatto nulla di buono se non pensare di manovrare l’attività, magari approfittando della mia disponibilità e bontà”, ha raccontato Messinese.
Ma il movimento in Sicilia non ha gradito la cacciata degli storici esponenti grillini ”scelti dalla base ed espressione più alta del Movimento Cinque Stelle a Gela”, con un programma amministrativo che doveva toccare temi come rifiuti, condono edilizio e risanamento ambientale e ”dei quali invece non esiste traccia”. E anche senza aspettare la decisione della base, sfiduciato dai tutti i suoi consiglieri (tranne uno), è stato quindi espulso, diventando il primo caso in Italia.
Le vicende avvenute nella città del petrolchimico Eni si sono in qualche modo sovrapposte a quanto accaduto in provincia di Napoli, a Quarto dove la camorra avrebbe fatto pressioni sul Movimento Cinque Stelle, che in seguito ha espulso Giovanni De Robbio. Quest’ultimo è accusato di voto di scambio e tentata estorsione aggravata ai danni del sindaco M5S Rosa Capuzzo, la quale era stata minacciata a proposito di un presunto abuso edilizio. Nonostante non abbia ceduto, anche la Capuozzo è stata comunque espulsa dal Movimento.
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