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La leggenda della boxe Muhammad Ali è morto nella serata di venerdì 3 giugno a Phoenix, in Arizona. Il tre volte campione del mondo di pesi massimi, che ha combattuto la battaglia contro il Parkinson per 32 anni, era stato ricoverato in ospedale in settimana per problemi respiratori seguiti a una polmonite. Aveva 74 anni. Nato Cassius Marcellus Clay Jr, aveva cambiato nome dopo essersi convertito all’Islam. Amato dai pacifisti per avere rifiutato di combattere nella Guerra del Vietnam, dopo il ritiro dal mondo sportivo in seguito alla Sindrome di Parkinson, Ali si era distinto per le sue azioni umanitarie. L’ultima delle quali risale all’aprile scorso in occasione della ‘Celebrity Fight Night’, evento benefico per la raccolta fondi in favore della ricerca proprio contro quel Parkinson che gli è stato diagnosticato nel 1984, tre anni dopo il ritiro dall’attività agonistica. Sul web si è alzato il coro di saluti al grande campione e maestro di vita.
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In prima linea per i diritti civili
Muhammad Ali non fu solo un grande pugile, è stato riconosciuto come il più grande sportivo di tutti i tempi. Nella sua vita il campione di boxe fu anche campione dei diritti civili. A Martin Luther King, incontrato alla fine degli anni ’60 disse: ”Sono con te, nella tua lotta per la libertà, la giustizia e l’uguaglianza. Sono venuto qui perché non posso rimanere zitto mentre la mia gente, quelli con cui sono cresciuto, quelli con cui sono andato a scuola, i miei familiari, vengono picchiati, calpestati e presi a calci nelle strade solo perché vogliono libertà, giustizia ed uguaglianza”.
(Ali e Luther King)
E nel 1967 Ali prese posizione contro la guerra in Vietnam e la frase: ”Non ho niente contro i Vietcong, loro non mi hanno mai chiamato negro…” gli costò il ritiro della licenza e la perdita del titolo mondiale. Ma ci piace ricordare che ”I campioni non si fanno nelle palestre. I campioni si fanno con qualcosa che hanno nel loro profondo: un desiderio, un sogno, una visione”.
(Ali e Mandela)
E la visione di Muhammed era la pace e la giustizia nel mondo. Suo ispiratore fu Nelson Mandela, leader dell’Anc e poi presidente del Sud Africa post-apartheid. Alla sua morte, nel 2013, gli dedicò un lungo e appassionato ricordo, che cominciava così: ”Mandela. Un nome. Un uomo. Una missione: salvare una nazione da se stessa. Pochi uomini nella storia dell’umanità hanno avuto un maggiore impatto su una nazione e sono stati una tale fonte d’ispirazione per il mondo intero”.
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Il presidente Usa Barack Obama lo ha ricordato così: ”Ammiriamo l’uomo che non ha mai smesso di usare la sua celebrità per fare del bene: l’uomo che ha aiutato la liberazione di 14 ostaggi americani in Iraq nel 1990; che andò in Sud Africa per la liberazione di Nelson Mandela, che ha viaggiato in Afghanistan per aiutare a ricostruire le scuole come messaggero di pace delle Nazioni Unite”.
”Dio è venuto a prendersi il suo campione. Lunga vita al più grande“. E’ la frase con cui, dal suo profilo Twitter, Mike Tyson ha commentato la fotografia in cui siede accanto a Muhammed Alì. Anche il pluricampione Floyd Mayweather, ritiratosi l’anno scorso, ha evidenziato l’importanza di Ali nel suo percorso. “Non ci sarà mai un altro Muhammad Ali. La comunità nera in tutto il mondo aveva bisogno di lui. Era la nostra voce, la voce che mi ha fatto diventare quello che sono oggi – ha dichiarato a Fox News – Le mie preghiere vanno a luie alla sua famiglia“.
(Ali e Malcolm X)
Dopo il loro incontro, dal quale nacque una profonda amicizia, Malcom X confessò che non aveva idea di chi fosse Cassius Clay, non avendo seguito la boxe da quando era uscito dal carcere. Ma rimase molto impressionato dalla sua personalità e gli riconobbe ”una qualità contagiosa, qualcosa di gradevole e carismatico”.
Poco prima della morte di Muhammad Ali la figlia Laila ha postato su Facebook una foto dell’ex pugile con la nipotina Sidney e ha scritto: “Grazie per tutto l’amore e la benevolenza. Sento il tuo amore e lo apprezzo“. Poche ore dopo invece, la ex pugile ha postato un’altra foto in cui compare sul ring insieme al padre.
“Una parte di me se n’è andata via, la parte ‘più grande’” scrive George Foreman, uno dei più importanti avversari di Muhammad Ali, ricordando su Twitter la leggenda del pugilato, morta all’età di 74 anni. “Io, Ali e Frazier eravamo una sola persona“, ha aggiunto Foreman.
“La velocità e la forza, la lunga battaglia per i diritti civili e quella contro la malattia, ci mancherà #MuhammadAli“, è stato il commento del premier Matteo Renzi su Twitter.
Mentre anche Alessandro Del Piero ricordando la leggenda del pugilato ha scritto “Pochi sono passati dalla leggenda dello sport alla Storia degli uomini. Grazie Muhammad Ali, eterno esempio”.
Il tre volte campione del mondo dei pesi massimi Muhammad Ali è considerato il più grande della storia della boxe ed ha gareggiato in scontri indimenticabili. La carriera di Ali in numeri:
61 i combattimenti a cui ha preso parte.
56 le vittorie: Ali si faceva chiamare ‘the greatest’, ‘il più grande’.
37 le vittorie per ko.
5 le sconfitte subite.
31 gli incontri vinti consecutivamente prima di essere battuto da Joe Frazier nel ‘combattimento del secolo’.
14 i round dell’incontro Ali-Frazier, il terzo e ultimo fra i due pugili, vinto da Ali per abbandono da parte di Frazier.
Il match è noto come Thrilla in Manila.
21 gli anni di carriera.
3 le vittorie del titolo mondiale del pesi massimi.
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