[didascalia fornitore=”altro”]Foto di OgnjenO/Shutterstock[/didascalia]
Una donna di 49 anni si è recata al pronto soccorso per un forte mal di schiena e dopo due giorni ne è uscita morta: i medici le hanno diagnosticato una semplice lombosciatalgia ma in realtà a ucciderla è stato un aneurisma all’aorta addominale. Annamaria Sabbatitini, la sorella della vittima ha raccontato al Corriere della Sera: ‘Daniela aveva 49 anni, stava bene. E poteva salvarsi. Invece è morta fra dolori lancinanti e sola. Il suo calvario è iniziato il 18 marzo: da giorni aveva lievi dolori a reni e gamba sinistra, ma siccome anni fa era stata operata di ernia non si era preoccupata troppo. Il medico di famiglia le aveva prescritto solo la tachipirina’.
La tragica storia di Daniela inizia con un primo viaggio al pronto soccorso del Policlinico Casilino: qui le viene diagnosticata una banale lombosciatalgia e subito viene rimandata a casa. Dopo 24 la situazione si aggrava notevolmente tanto che i genitori sono costretti a chiamare il 118: ‘L’avevo vista la mattina, il dolore era sopportabile. Ma la sera mi ha telefonato mio padre: avevano chiamato un’ambulanza perché Daniela si contorceva e sudava tantissimo: l’abbiamo cambiata tre volte’. Eppure nemmeno i soccorritori sembrano preoccuparsi troppo delle condizioni di Daniela, che viene portata nuovamente al Policlinico Casilino.
‘Verso mezzanotte l’ho vista, aspettava ancora la visita. Era su una sedia, con dolori terribili e l’ago della flebo era uscito dalla vena. Si è alzata per chiedere quanto mancava alla visita, ma è quasi svenuta. Mi hanno fatta uscire, sono rimasta con mio padre in sala d’attesa. Lei mi mandava messaggi per chiedermi aiuto, ma non potevo entrare’.
Verso mattina arriva alla sorella la chiamata di un medico dall’ospedale: ‘Verso le 5 un medico mi ha chiamato per chiedermi se Daniela aveva problemi psichiatrici. Ovviamente ho risposto di no, ma quando l’ho vista mi sono spaventata. Era a letto, ancora cosciente ma tutta storta, un braccio blu e gonfio, una flebo infilata in un piede e continuava a lamentarsi per il dolore con un filo di voce, si contorceva, ma mi diceva grazie per essere lì e scusa, ripeteva, scusami. Mi guardava, ma gli occhi non erano più i suoi: lei li aveva azzurri, erano diventati di un grigio velato e la parte inferiore del corpo era livida, fredda’.
I medici iniziano a parlare di una grave infezione, forse una meningite, a quel punto Daniela viene trasferita in rianimazione: ‘Ci hanno dato pochissime speranze. Aveva un aneurisma addominale, con un inizio di ischemia celebrale e addensamento di sangue nei polmoni. Le avevano trovato anche una neoplasia ai polmoni, ma dissero che era l’ultimo dei problemi’. Poi alle 17 i medici hanno riferito ai familiari che rimaneva solo da attendere la fine. Alle 18,35 del 20 marzo Daniela muore. I familiari in preda alla disperazione hanno chiesto che venga eseguita l’autopsia sul corpo della figlia: ‘Sono rimasta sola, l’altro mio fratello è morto 6 anni fa in un incidente. I miei genitori sono distrutti, ma vogliono giustizia per Daniela. E non ci fermeremo’.
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