Bere shottini, shortini o cicchetti che dir si voglia, è usuale per gli affezionati degli aperitivi e egli after hour, e lo sanno bene i baristi che si trovano a dover servire, spesso, persone al limite dell’ubriacatura molesta. In Francia si è appena concluso il processo a carico di un barman che è stato condannato per omicidio colposo per aver servito un cliente che voleva battere il record di cicchetti bevuti, e che sfortunatamente è morto.
A ottobre 2014 il 56enne Renaud Prudhomme si trovava a Clermont-Ferrand con la figlia e alcuni amici quando, entrando in un bar, ha tentato di superare il suo record di shottini, 56, come i suoi anni. Il barman, a quanto si è capito, lo avrebbe esortato ad andare sempre oltre, mostrandogli la bacheca con il podio e i vincitori del record. L’uomo ha bevuto troppo e si è ubriacato fino a stare male.
Dopo essere stato riportato a casa in forte stato di ebbrezza, si è sentito di nuovo male, ed è stato quindi ricoverato in ospedale, dove è morto il giorno seguente. Il barman Gilles Crepin ha ammesso di aver fatto ”un errore” incoraggiando il suo cliente a bere, e per questo i giudici hanno stabilito per lui una pena di quattro mesi di reclusione con sospensione del provvedimento, ma con il divieto di lavorare in un bar per un anno.
Il legale che difende il barista ha già annunciato il ricorso, spiegando che la vera responsabile di quanto accaduto sarebbe proprio la figlia dell’uomo, che nonostante fosse a conoscenza delle condizioni di salute precarie del padre, non è intervenuta a farlo smettere di bere, anzi al contrario, lo avrebbe più volte incoraggiato. ”Non si può chiedere a ogni cliente che acquista alcool di presentare il certificato medico”, ha spiegato l’avvocato, mentre il legale della famiglia del morto ha ribadito: ”Vogliamo ricordare ad alcuni professionisti che è illegale servire alcolici ai clienti che si trovano in un avanzato stato di ebbrezza”.
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