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Categories: Cultura

Musica classica: da dove iniziare ad ascoltarla?

Chi vorrebbe avvicinarsi alla musica classica spesso si chiede: da dove iniziare ad ascoltarla? L’interrogativo è più che lecito visto che in molti la considerano un po’ pesante, difficile, a tratti incomprensibile. Eppure la musica, la buona musica, è una forma d’arte estremamente potente, arriva al cuore di tutti e in tutti, attraverso le melodie più disparate, suscita emozioni, ricordi, sentimenti. Avvicinarsi alla musica classica, tuttavia, risulta oggi davvero un po’ difficile: il mercato discografico, le radio, la televisione e la stessa rete, puntano comprensibilmente su generi commerciali più appetibili e di fruizione immediata, mentre la musica classica richiede un ascolto più attento e consapevole. Pur disabituati ad armonie più complesse però, in tanti vorrebbero avvicinarsi alla musica classica ma non sanno da dove iniziare: per questo noi di NanoPress abbiamo ‘stilato’ una guida, una sorta di vademecum di brani da ascoltare che grazie alle melodie, e al genio creativo dei loro compositori, hanno mantenuto il fascino e la loro straordinaria carica emotiva.

Beethoven – Quarto movimento della Nona Sinfonia (Inno alla gioia)

Chi vuole approcciare alla musica classica, e si chiede da dove iniziare ad ascoltarla, deve anzitutto predisporsi ad un ascolto consapevole, apprezzando la melodia del brano ma anche i ‘colori’ e le sfumature timbriche che caratterizzano le composizioni, in primis quelle sinfoniche. La Sinfonia N.9 in re minore per soli, coro e orchestra Op.125 di Beethoven, ad esempio, uno dei grandi capolavori della musica classica, potrebbe essere un ottimo inizio per chi intende scoprire questo genere: la parte finale, infatti, è tra i pezzi classici più famosi in assoluto, l’Inno alla gioia, brano composto come melodia all’omonima ode sulla fratellanza di Friedrich Schiller, che Beethoven decise di musicare per il finale corale della sua sinfonia.

Antonio Vivaldi, Le quattro stagioni – Primavera

Delle Quattro stagioni di Vivaldi, la Primavera è una delle più conosciute, complici gli infiniti ‘utilizzi’ fatti da cinema, spot e televisione. In realtà il brano fa parte di una raccolta di 12 concerti (Il cimento dell’armonia e dell’inventione) di cui le stagioni costituiscono i primi quattro e la Primavera, così come l’Estate, l’Autunno e l’Inverno, propone in musica tre momenti precisi: il canto degli uccelli, il riposo del pastore col suo cane e la danza finale. Le suggestioni del brano sono tante, dall’inizio festoso che celebra l’arrivo della Primavera al violino solista che ‘canta’ il sonno del pastore. Da ascoltare con cura.

Gioacchino Rossini – La gazza ladra, Ouverture

E’ una della ouverture più celebri della musica classica ed apre l’opera di Gioacchino Rossini La gazza ladra, una storia semiseria in cui una giovane serva, innamorata del figlio del suo padrone, è accusata di furto; e la gioia per quell’amore si trasforma in tragedia. L’ouverture, cadenzata dal rullo del tamburo, è la parte più celebre (e rappresentata) di tutta l’opera, dalla pubblicità a film come C’era una volta in America, di Sergio Leone ed Arancia Meccanica, di Kubrick.

J.S. Bach – Suite in Sol maggiore per Violoncello

Si tratta delle composizioni più famose (e virtuosistiche) mai concepite per violoncello, opera di uno dei geni assoluti della musica classica, Johann Sebastian Bach. La fama delle Suite, tuttavia, si deve ad un musicista spagnolo del secolo scorso, Pau Casals, che oltre ad aver fondato la tecnica violoncellistica moderna ha recuperato e fatto conoscere al mondo le splendide composizioni di Bach.

Carlo Domeniconi – Koyunbaba

Forse d’approccio un pochino più difficile, Koyunbaba è uno straordinario pezzo per chitarra classica opera di Carlo Domeniconi, tra i musicisti classici contemporanei più illustri d’Italia. Il brano (eseguito qui sopra dalla chitarrista greca Antigoni Goni) è stato scritto nel 1985 ed il suo titolo, tra i vari significati attribuitigli, si riferisce ad una regione della Turchia assai arida e selvaggia. Le sonorità del pezzo, infatti, sembrano fondere più culture, per un brano ipnotico e a tratti struggente, da ascoltare con attenzione.

J.S. Bach – Secondo movimento della Suite per orchestra N.3 (Aria sulla quarta corda)

Da più trent’anni, con Quark prima e SuperQuark dopo, Piero Angela ci affascina con i suoi documentari sulla scienza e sulla tecnologia, introducendo i due programmi sempre con le stesse bellissime note, quelle del Secondo movimento della Suite per orchestra N.3, meglio conosciuto come Aria sulla quarta corda. Si tratta di uno dei pezzi più belli e dolci della musica classica, l’unico di tutta la Suite eseguito solo da strumenti ad arco. Grazie alla soave melodia e all’atmosfera rilassante che evoca, è perfetto per chi vuole approcciare alla musica classica ma non sa da dove iniziare.

Chopin – Nocturne Op.9 N.2

Anche questo pezzo, celeberrimo, è un ottimo approccio ad un genere complesso come la musica classica. Chi non sa dove iniziare ad ascoltarla può cominciare da qui, dal dolcissimo Notturno Op.9 N.2 di Chopin, il più ‘sognante’ della sua straordinaria produzione artistica. I Notturni, infatti, sono il simbolo del romanticismo chopiniano e questo, composto per pianoforte nel 1829, è uno dei più efficaci, sia dal punto di vista espressivo che di fruizione: la melodia si sviluppa delicatamente quasi come un racconto, alternando variazioni del tema iniziale a momenti più decisi e drammatici. Il risultato è un pezzo di musica classica senza tempo, in cui le sfumature timbriche e la melodia semplice esprimono al meglio i moti d’animo del suo compositore.

Brahms – Danza Ungherese N.5

Tra i pezzi di musica classica che abbiamo scelto per chi vuole approcciare a questo genere ma non sa da dove iniziare, vale la pena inserire anche le godibilissime Danze ungheresi di Brahms. Scritte originariamente per pianoforte a quattro mani (solo alcune – in tutto sono 21 – sono state adattate per orchestra dallo stesso Brahms) si ispirano alla tradizione popolare ungherese e gitana: la N.5, che è la più conosciuta, è assai vivace e movimentata, ed alterna elementi decisamente romantici (ad esempio i cambi di velocità) a quelli tipici della musica popolare slava. Il risultato è un pezzo allegro, esuberante e molto passionale.

Johann Pachelbel – Canone in re maggiore (Canone di Pachelbel)

Il Canone di Pachelbel è un pezzo di musica classica molto conosciuto, rivisitato in mille modi – dal rock (con le celebri versioni di Joe Satriani e Yngwie J. Malmsteen) al pop (con la bellissima Rain and Tears, degli Aphrodite’s Child) – e fonte d’ispirazione per tantissimi brani (Let it be dei Beatles, A te di Jovanotti e Forever young degli Alphaville, ad esempio, ne utilizzano il famoso giro armonico). La composizione originale è opera del musicista tedesco Johann Pachelbel, che la concepì come parte di una pièce di musica da camera, basata su tre violini e un basso continuo. Il pezzo è rimasto sconosciuto fino agli anni Settanta quando è stato inciso dal direttore d’orchestra francese Jean-François Paillard e da allora è uno dei pezzi classici più eseguiti e ‘sfruttati’ in assoluto.

Maurice Ravel – Bolero

Il Bolero di Ravel è un brano particolare ma molto, molto affascinante. Concepito come un semplice studio di orchestrazione, ha avuto fin da subito un grande successo ed è, ancora oggi, uno dei brani classici più interpretati. La sua particolarità sta nel ritmo e nella melodia sempre uguali, mentre il movimento è dato da un crescendo progressivo arricchito di volta in volta da uno strumento diverso. Il risultato è un pezzo (quasi) ipnotico e assai suggestivo, utilizzato anche nella musica moderna grazie a ‘rivisitazioni’ in chiave jazz, pop e blues.

Tommaso Albinoni – Adagio in sol minore (Adagio di Albinoni)

Concludiamo la nostra breve ‘guida’ per chi vuole approcciare alla musica classica ma non sa da dove iniziare ad ascoltarla con un pezzo diventato celeberrimo: l’Adagio di Albinoni, nella composizione del quale, però, Albinoni c’entra ben poco, anzi assolutamente niente. Il brano, infatti, è stato pubblicato nel ’58 da un musicologo italiano, Remo Giazotto, che affermò di aver ‘ricostruito’ il pezzo basandosi su alcuni ‘appunti’ di Albinoni ritrovati tra le macerie della biblioteca di Stato di Dresda, frammenti che, spiegò l’uomo, riguardavano un movimento lento in sol minore, un concerto. Con la morte di Giazotto alla fine degli anni Novanta, però, si scoprì che non solo la Biblioteca di Dresda non possedette mai alcuna nota o lavoro di Albinoni, ma il suo componimento, passato alla storia come Adagio di Albinoni, altro non era che un’opera dello stesso Giazotto. Nonostante fosse un fake, l’Adagio ha avuto un grandissimo successo, è stato più volte utilizzato per colonne sonore (ad esempio nel film Il Processo, di Orson Welles), spot pubblicitari e ‘rivisitazioni’ in chiave rock (Yngwie J. Malmsteen lo riprende nel brano Icarus’ Dream Suite Op.4). L’interpretazione del ’99 di Lara Fabian, infine, che su questa melodia ha scritto una canzone, ha contribuito a rendere ancora più popolare il presunto Adagio di Albinoni.

Caterina Padula

Giornalista pubblicista, appassionata di scrittura, mi occupo da anni di approfondimenti culturali e di informazione online. Da sempre lettrice accanita e curiosa, amo la musica, l'arte e tutto ciò che è natura.

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