Il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, sta considerando l’ipotesi di “un ordine esecutivo nuovo di zecca” che potrebbe essere emesso lunedì o martedì e che andrebbe a sostituire il Muslim Ban bocciato. Così reagisce Trump alla seconda pesante sconfitta al decreto sull’immigrazione. Dopo la Corte d’appello anche la Corte Federale, con decisione unanime, aveva infatti detto no al ripristino dell’ordine esecutivo con cui la Casa Bianca ha bloccato l’ingresso nel paese ai cittadini di sette paesi a maggioranza musulmana. Il no tiene così aperte le frontiere degli USA, contravvenendo alla politica di chiusura del presidente che già si era scagliato contro il sistema giudiziario, “reo” di aver bloccato il provvedimento. Trump era arrivato a twittare che, in caso di un attentato su suolo americano, i giudici avrebbero dovuto prendersi la colpa per non aver chiuso le frontiere.
Se in un primo momento il dibattimento pareva spostarsi alla Corte Suprema, già teatro di uno scontro tra repubblicani e democratici dopo la nomina del giudice conservatore Neil Gorsuch, non ancora approvata dal Senato, probabilmente non sarà il terzo grado di giudizio della giustizia americana a dare la parola definitiva sulla vicenda. Un funzionario della Casa Bianca ha fatto sapere che l’amministrazione Trump non ha in programma di portare avanti un’escalation della battaglia legale fino alla Corte suprema sul decreto del ‘travel ban’ originario, che è stato bloccato prima da un giudice di Seattle e poi dalla Corte d’appello del nono circuito. “Stiamo attivamente considerando cambiamenti oppure altri ordini esecutivi che manterranno il nostro Paese sicuro dal terrorismo”, ha detto il funzionario.
Testi di Lorena Cacace e Kati Irrente
Tuttavia, il capo dello staff della Casa Bianca, Reince Priebus, tiene aperte tutte le possibilità. “Ogni opzione è sul tavolo, anche l’appello contro la decisione del nono circuito in Corte suprema” e, oltre a questo, “stiamo elaborando ordini esecutivi che saranno presto promulgati e proteggeranno ulteriormente gli americani dal terrorismo”.
I giudici hanno respinto all’unanimità la tesi del dipartimento della Giustizia secondo cui il presidente è l’unico a decidere la politica sull’immigrazione. Inoltre, si legge nella sentenza, “non ci sono prove che stranieri provenienti da uno dei Paesi citati nell’ordine” (Sudan, Siria, Iran, Iraq, Yemen, Libia e Somalia) abbiano commesso atti di terrorismo negli Stati Uniti”.
“Da una parte – scrivono ancora – la popolazione ha un forte interesse nella sicurezza nazionale e nella capacità di un presidente eletto di attuare le sue politiche. Dall’altra, c’è anche un interesse alla libertà di viaggiare, evitando separazioni di famiglie, ed alla libertà dalle discriminazioni”.
La decisione della Corte Federale del nono distretto, con competenza geografica su tutto il Nord-Ovest degli Stati Uniti, è arrivata dopo il ricorso del Dipartimento di Giustizia a seguito della prima sentenza della corte d’Appello di Washington che aveva rigettato il ricorso di Trump dopo la vittoria del giudice James Robart . Robart aveva intentato l’azione legale su richiesta di due Stati, Washington e Minnesota, per denunciare i danni economici, sociali e ai diritti umani dei propri cittadini, provocati dal decreto: a loro si erano poi aggiunti altri 16 Stati.
Lo stop non sembra aver fermato Trump, anche se qualcosa è cambiato rispetto ai proclami della prima ora. Il presidente ha infatti accettato di partecipare al vertice NATO in Europa di fine maggio, come ha reso noto la Casa Bianca dopo una telefonata con il segretario generale dell’Alleanza Atlantica Jens Stoltenberg che hanno concordato di perseguire “una stretta cooperazione”. Dopo averla definita “obsoleta”, ora Trump ha espresso il “deciso sostegno alla Nato” ma ha sollecitato i paesi europei che ne fanno parte a fare altrettanto in termini di un maggiore impegno finanziario, si legge in un comunicato degli Stati Uniti. Trump e Stoltenberg hanno anche discusso della crisi in Ucraina e del “potenziale di una soluzione pacifica del conflitto lungo il confine”.
Sulla questione Russia però nulla è cambiato. “Vladimir Putin un assassinio? “Ci sono molti assassini. Da noi ci sono molti assassini. Cosa pensa, che il nostro paese sia così innocente?”, ha infatti risposto in un’intervista trasmessa da Fox News prima del Super Bowl, citando i diversi errori degli Stati Uniti, guerra in Iraq in primis. “È meglio andare d’accordo con la Russia piuttosto che il contrario e se ci aiuta nel contrasto all’Isis, che è un impegno principale, e al terrorismo islamico nel mondo, è solo positivo”, conferma.
Tutto è partito dopo che un giudice federale degli Stati Uniti, a Seattle, ha bloccato a livello nazionale l’ordine esecutivo conosciuto come Muslim Ban, entrato in vigore da una settimana, che ha temporaneamente impedito l’ingresso negli Stati Uniti ai cittadini di sette Paesi a maggioranza musulmana.
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Quella emessa dal giudice Robart, nominato da George W. Bush, è tecnicamente un’ingiunzione restrittiva valida su tutto il territorio nazionale. Queste le sue motivazioni: nessun attacco sul suolo statunitense è stato portato da persone provenienti dai sette Paesi citati nel decreto e affinché l’ordine esecutivo sia costituzionale deve essere “basato sui fatti, intesi come contrari della fiction”. La Casa Bianca ha annunciato un ricorso.
L’ordine esecutivo firmato da Trump il 27 gennaio scorso ha gettato nel caos gli aeroporti per tutto lo scorso fine settimana e ha scatenato un’ondata di proteste che ancora prosegue in moltissime città Usa.
Il decreto, motivato dall’amministrazione Trump con la necessità di impedire l’ingresso negli Usa di terroristi e di garantire la sicurezza nazionale, sospende per quattro mesi l’ingresso negli Stati Uniti di tutti i rifugiati e vieta a tempo indeterminato quello dei profughi siriani. Vari mezzi di informazione hanno riferito che in questi giorni sono state respinte 100mila persone in possesso di visto provenienti da Iran, Iraq, Libia, Somalia, Sudan, Siria e Yemen. Successivamente il dipartimento di Stato ha reso noto che sono stati annullati meno di 60mila visti.
Contemporaneamente erano partite le azioni legali contro il provvedimento, che in questi giorni è stato impugnato da molti magistrati e associazioni, oltre che da alcuni Stati. Tra le iniziative delle ultime ore, quella dello Stato delle Hawaii che ha chiesto di bloccarne l’applicazione su tutto il territorio statunitense in quanto incostituzionale.
La Casa Bianca ha comunicato che ritiene “legale e appropriato” l’ordine esecutivo del presidente Trump e che il dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti intende presentare un ricorso di emergenza “nel più breve tempo possibile” contro questa “Decisione scandalosa”, poi l’aggettivo è stato eliminato.
Il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha anche parlato al telefono con il premier italiano Paolo Gentiloni, dall sua residenza di Mar-a-Lago a Palm Beach, in Florida. Si è trattato della prima telefonata ufficiale tra i due.
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