A causa dei rialzi dei tassi portati avanti dalle banche centrali, pare che uno degli effetti più evidenti sia quello della rivincita del tasso fisso su quello variabile.
Una situazione che sembra essere abbastanza evidente ai mutuatari i quali, durante gli anni passati, avevano deciso la loro rata assistendo poi, negli ultimi tempi, ad una risalita dei costi che stanno interessando coloro che hanno scelto di sottoscrivere un mutuo a tasso variabile. Le cose però sembrano essere diverse per coloro che, da non molto tempo, hanno scelto di avvicinarsi all’acquisto di una casa oppure stanno pensando di farlo proprio in queste settimane.
Attualmente la situazione sembra essere abbastanza chiara: il tasso fisso è stato in grado di sorpassare quello variabile.
Si tratta di una condizione che riflette molto sulla domanda di finanziamento. In base al fixing divulgato lunedì 6 Febbraio, pare che l’Euribor a 3 mesi era in grado di posizionarsi al 2,565%.
Se invece si fa un salto indietro e si guardano le medie degli ultimi mesi, è possibile notare che la risalita è stata decisamente evidente.
In passato infatti si è arrivata addirittura ad un mezzo punto sotto lo zero. Attualmente la situazione è cambiata molto in quanto si è andati sopra ad una media del 1,43%, dato che si è registrato nel mese di ottobre del 2022.
La situazione risulta essere ancora più grave nel mese di dicembre passando al 2,23%. Visto che la BCE da poco ha aggiornato il tasso di depositi portandolo al 3%, è scontato pensare che anche l’Euribor scelga di muoversi verso questa direzione andando quindi al 3%.
Dall’altra parte l’IRS a vent’anni ha visto una modifica dal 2,96% del mese di ottobre al 2,57% del mese di dicembre.
L’ultimo dato aggiornato al 6 Febbraio analizzava un dato al 2,72%. Il caso in cui si prende sotto esame la scadenza a 30 anni, l’Euribor è stato ormai sorpassato poiché, durante la giornata di ieri 6 febbraio, questo era al 2,39%.
La Bussola, a questo riguardo, ha voluto spiegare quanto segue “Mentre i tassi Euribor seguono da vicino la politica monetaria e i rialzi attesi sui prossimi mesi del tasso Bce (oggi al 2,5% ma previsto ulteriormente in crescita sui prossimi trimestri), l’andamento dei tassi IRS di lunga durata incorpora sin da ora una correzione attesa della politica monetaria sul lungo periodo, che viene quindi interpretata come meno stringente di quanto previsto nel terzo trimestre 2022, complici i primi segnali percepiti di rallentamento dell’inflazione”.
Ma cosa vuol dire tutto ciò per un semplice cittadino? Per i coloro che hanno sottoscritto un mutuo, tutti questi numeri si traducono in un costo più elevato della rata di un mutuo a tasso variabile piuttosto che di un mutuo a tasso fisso.
Attraverso un rapporto condiviso da Mutuisupermarket e Crif, è possibile nuotare che c’è una grandissima differenza tra i tassi fissi che ormai sono terminati e i tassi variabili.
Infatti, se si prende sotto esame una scadenza a 30 anni, durante il 4° trimestre del 2022 l’indice del costo di un mutuo per acquistare una casa da 140.000 euro era del 3,2% per il tasso fisso mentre, per il tasso variabile, la percentuale era del 2,8%.
Se invece si prende sotto esame un mutuo ventennale, tra le due rate è presente una differenza di 39 euro, la cifra più bassa era quella del tasso variabile.
Questa situazione sta portando il mutuatari a riorganizzare la domanda di finanziamenti.
Durante gli anni dei tassi sotto zero, il 90% dei cittadini hanno scelto di optare per il tasso fisso.
Dal 2022 in molti invece sono stati coloro che hanno scelto di puntare al tasso variabile.
La Bussola, a questo riguardo, afferma che la percentuale di richieste online di mutuo a tasso fisso sono passate al dal 58% del terzo trimestre del 2022 al 72% registrate durante l’ultimo trimestre dell’anno.
Nello stesso periodo, l’aumento delle rate variabili, che ha spinto i mutuatari a chiedere sempre di più un mutuo con finalità surroga “trainata da mutuatari interessati a mettersi al riparo da futuri e probabili ulteriori aumenti della rata. La domanda di mutui con finalità surroga sul canale online è quindi passata a spiegare dall’8% del totale richieste nel secondo trimestre all’11% nel terzo trimestre e infine al 24% nel quarto trimestre 2022”.
L’amministratore fondatore di Mutuisupermarket.it, Stefano Rossini, è stato in grado di registrare che la domanda di surroga attuale è la più scelta dai mutuatuari che hanno già sottoscritto dei mutui a tasso variabile e che, dopo 5 mesi dalla sottoscrizione del mutuo e dal continuo aumento della rata, hanno scelto di proteggersi, correndo ai ripari.
Ed è per questo motivo che risulta essere sempre più appetibile scegliere una surroga, una decisione che da ottobre ad oggi ha visto un notevole aumento.
“La forchetta di differenza tassi fra mutui a tasso variabile e fisso è dunque in continuo restringimento e, in ipotesi di stabilizzazione tassi IRS, potrebbe anche azzerarsi sui prossimi mesi, offrendo una opportunità quanto mai interessante per tutti quei consumatori che sono interessati tramite una surroga a bloccare la propria rata mensile per l’intera durata residua del proprio mutuo”. Sono queste le parole di Stefano Rossini.
In base a ciò che sottolinea Il Sole24Ore, l’intera questione non esclude totalmente il tasso variabile dal mercato.
Non manca infatti chi sceglie di continuare a resistere e a pagare una rata più alta in attesa che tutto torni alla normalità.
Infatti, peri i mutui variabili, sembra essere in previsione una prospettiva di distensione da parte dei future sull’Euribor.
A seguito di un rialzo al 3,4%, per i prossimi due anni sembra che il tasso torni al suo valore del 2,5%.
È scontato pensare che anche le banche centrali possano provvedere poi ad un taglio dei tassi tornando così ad una rata molto più sostenibile.
In ogni caso, ciò che consigliano gli esperti, è quello di valutare attentamente l’importo della rata che si riesce a sostenere evitando di farsi ingannare dall’andamento del mercato restando in bilico su una rata che non è mai uguale a quella del mese precedente.
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