La polizia del Myanmar ha risposto con crescente violenza alle proteste contro il colpo di stato militare della scorsa settimana, utilizzando cannoni ad acqua, proiettili di gomma e proiettili veri in una repressione che questa mattina ha colpito una donna, che ora si trova in condizioni critiche. Dopo il golpe di settimana scorsa, che ha portato all’arresto di Aung San Suu Kyi e di altri esponenti del suo partito, migliaia di persone hanno marciato nei villaggi e nelle città di tutto il paese sfidando il divieto di radunarsi per esprimere il loro dissenso alla presa di potere militare del governo.
La risposta della polizia negli ultimi tre giorni era stata per lo più limitata all’uso di cannoni ad acqua per disperdere la folla, ma questa mattina è aumentata fino a includere proiettili di gomma, come riferisce The Guardian, e colpi vivi per lo più sparati in aria come segni di avvertimento. Quattro persone sono state portate in ospedale nella capitale Naypyidaw: una giovane donna è stata colpita alla testa mentre indossava un casco da motociclista ed è crollata improvvisamente a terra, come mostrano alcuni filmati. “Non è ancora morta, è al pronto soccorso, ma è certo al 100% che la ferita sia fatale“, ha detto il medico all’agenzia stampa Reuters.
Gli oppositori del colpo di stato del 1° febbraio si sono radunati anche a Yangon e Mandalay, dove è stato istituito il coprifuoco serale e sono stati vietati raduni di più di cinque persone. Gas lacrimogeni sono stati usati contro la folla a Mandalay, dove la polizia ha arrestato almeno 27 manifestanti, tra cui un giornalista, come riporta oggi The Guardian. Secondo le ultime ricostruzioni, si tratta di un giornalista del Democratic Voice of Burma, che ha detto di essere stato arrestato dopo aver filmato alcuni manifestanti mentre venivano picchiati dalle forze armate.
Il 1° febbraio, il giorno dell’insediamento del nuovo parlamento del Myanmar, con a capo la premio Nobel per la pace Aung San Suu Kyi, l’esercito birmano ha compiuto un nuovo colpo di stato. I militari hanno istituito lo stato di emergenza e arrestato tutti i membri del governo. Ma la detenzione di Aung San Suu Kyi ha suscitato indignazione in tutto il Paese con un crescente movimento di disobbedienza civile che ha coinvolto ospedali, scuole e uffici governativi.
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