Nairo Quintana vince il Giro d’Italia 2014 e Trieste si trasforma in Bogotà: si colora di giallo-rosso-blu e canta l’inno colombiana, grazie ai numerosissimi supporter del Condor e di Rigoberto Uran Uran (secondo). Sotto al podio di Piazza d’Unità d’Italia, a un centinai di metri dalle gigantesche bandiere della regione del Friuli Venezia Giulia e dell’Italia, sventolano gagliarde e coraggiose le bandiere del paese sudamericano ed è un po’ la giusta immagine di questa corsa rosa. I colombiani hanno dominato, anche grazie a Julian Arredondo che conquista la maglia blu di migliore scalatore (e padrone del Panarotta) e hanno fatto breccia nel fortino tricolore con il loro talento e la loro determinazione. Splendido terzo posto per Fabio Aru che sale sul podio promettendo un futuro straordinario.
L’ultima tappa del Giro d’Italia, giusto per la cronaca, è stata vinta da Luka Mezgec che ha battuto Giacomo Nizzolo (ancora secondo), Tyler Farrar, l’attesissimo Nacer Bouhanni, Roberto Ferrari e un altro colombiano come Leonardo Duque. Completano il quadro Luca Paolini, Tosh Van Der Sande, Borut Bozic e Iljo Keisse. Non cambia la classifica generale, questi sono i primi 10
1 QUINTANA Nairo COL tempo 88:14:32
2 URAN URAN Rigoberto COL a 2:58
3 ARU Fabio ITA a 4:04
4 ROLLAND Pierre FRA a 5:46
5 POZZOVIVO Domenico ITA a 6:32
6 MAJKA Rafal a 7:04
7 KELDERMAN Wilco a 11:00
8 EVANS Cadel AUS a 11:51
9 HESJEDAL Ryder a 13:35
10 KISERLOVSKI Robert a 15:49
Non un dominio straripante, con distacchi abissali tra i primi tre, ma nemmeno un vantaggio risicato per il coombiano dallo sguardo triste che però sa sorridere eccome sul palco, con la sua piccola figlioletta e la compagna bambina di appena 19 anni. Il 24enne ha vinto grazie a una gestione intelligente e al sostegno di una squadra solida che l’ha sostenuto soprattutto durante la prima complicatissima settimana (difficoltà respiratorie, per altro trascinate per tutto il Giro) e anche sul Gavia, quando aveva addirittura pensato di scendere dalla bici. Un plauso soprattutto a Igor Anton e Gorka Izaguirre, gregari fenomenali. Ha conquistato la maglia rosa nella discussa tappa dello Stelvio con la fuga in regime di safety car: certo, ha giocato al limite del regolamento (anche se parlare di regolamento non ha senso per come è stata gestita l’emergenza), ma non è stato determinante per la vittoria finale. Era il più forte in salita e non è mai andato in crisi. Non avrà dato spettacolo, ma ci dobbiamo abituare a prestazioni più livellate e meno sovraumane. In generale.
Rigoberto Uran Uran ha illuso tutti di poter dominare il Giro dopo la cronometro di Barbaresco – Barolo, ma ha poi dimostrato di non avere quello spunto in più e si è dovuto accontentare del secondo posto. Di sicuro vince il premio simpatia e anche quello per il commento finale più irriverente: “Credo che l’anno scorso Nibali fosse più forte del Quintana di quest’anno“. E sul tappone dello Stelvio? “È stato un giorno speciale, è mancata un po’ di informazione generale quel giorno“. Su Aru, vincitore a Montecampione, non si può che essere ottimisti per il suo talento – soprattutto sulle sue performance a cronometro e non solo quelle in salita: “Sicuramente ci saranno più aspettative su di me, ma è un grande orgoglio perché mi spinge a fare le cose nel miglior modo possibile. Ho ancora tantissimo da imparare, devo ancora dimostrare tutto. Per me il capitolo Giro si è già chiuso e sto già pensando ai prossimi mesi – poi aggiunge – Non sono stato mai un vincente, ho sempre impiegato tanto tempo per raggiungere risultati, ho vinto la mia prima gara da dilettante dopo tre anni. Ringrazio il mio direttore sportivo dell’epoca – Olivano Locatelli – per avermi fatto crescere coi piedi per terra“. Forse però dovrebbe pian piano dimostrare un po’ più di grinta.
(in aggiornamento)
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