Narcos: arrestato in Colombia Gerson Galvez, l’erede del Chapo

Arrestato in Colombia  narcos peruviavo Galvez, trasferito in Peru

È stato arrestato in Colombia Gerson Galvez, re dei narcos peruviani, considerato l’erede del Chapo. Il trafficante è stato subito estradato in Perù, dove era ricercato per un centinaio di omicidi, traffico di droga, estorsioni e altri reati. “L’arresto – ha detto il ministro dell’Interno peruviano Jose Luis Perez Guadalupe – è il risultato di un paziente e faticoso lavoro della polizia nazionale con i Paesi vicini”.
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Galvez era il capo del potente cartello Barrio King, che seminava il terrore nel Paese sudamericano e deteneva, a partire dalla città portuale di Callao, il controllo del traffico di cocaina. Droga di cui il Perù, secondo le autorità americane, è il maggiore produttore mondiale. Le autorità peruviane, grazie a un rigoroso lavoro di intelligence fatto insieme ai colleghi degli altri Paesi, lo avevano individuato a marzo in Ecuador, senza riuscire però ad acciuffarlo. Galvez si era poi spostato in Panama fino a raggiungere la Colombia. Qua, secondo gli agenti locali, era arrivato per stare insieme alla fidanzata venezuelana ma soprattutto per contattare gli ex membri del defunto cartello della droga Envigado Office. Voleva aumentare il suo giro di affari a Medellín, terra di Pablo Escobar, il trafficante di cocaina più famoso e potente di sempre. Nella città possedeva un appartamento di lusso. Galvez mirava in grande e non per niente era considerato l’erede di El Chapo Guzman, il boss messicano arrestato a gennaio.

Arrestato in Colombia  narcos peruviavo Galvez, trasferito in Peru

Il 1 maggio si trovava nel ristorante di un centro commerciale quando la polizia colombiana lo ha finalmente arrestato. “El Caracol” (la lumaca), così era chiamato, è stato subito estradato in Perù in quanto senza permesso di soggiorno. Il suo arresto e il momento in cui è stato fatto salire sull’aereo che lo avrebbe riportato in patria sono stati immortalati dai flash dei giornalisti. Galvez, con la classica strafottenza da boss, ha anche risposto alle domande, negando le accuse: “Ho il diritto alla presunzione di innocenza. Non mi hanno trovato nulla addosso”. Come se i signori del narcotraffico girassero con la cocaina…

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