Narcos, i 28 errori della serie secondo il figlio di Pablo Escobar

I 28 errori di Narcos secondo il figlio di Pablo Escobar

In Narcos ci sarebbero 28 errori: a dirlo è Sebastian Marroquin, il figlio di Pablo Escobar, che ha scritto un lungo post su Facebook per sottolineare le inesattezze della trama della serie tv Netflix che ha conquistato molti appassionati. Stando all’appunto di chi alcuni di quei fatti li ha vissuti veramente, ovvero il figlio di Escobar , ci sono 28 errori nella serie che racconta l’ascesa e caduta del più grande narcotrafficante di tutti i tempi, Pablo Escobar, e la storia dello strapotere del cartello di Medellin per il commercio della droga dal Sudamerica.

Il figlio di Pablo Escobar ha scritto dei 28 errori della serie tv Narcos sulla propria pagina personale Facebook, invitando i lettori a verificare le informazioni reali attraverso la lettura dei libri che egli stesso ha pubblicato sulla vita spericolata ed esagerata accanto al padre. Pablo Escobar è morto in un’operazione congiunta di polizia colombiana e corpi speciali il 2 dicembre 1993 dopo diversi mesi di latitanza, il giorno dopo aver compiuto 44 anni. Secondo la famiglia, Pablo Escobar si sarebbe suicidato sparandosi un colpo alla testa dopo essersi visto aggirato, anche se le fonti ufficiali sostengono che invece a colpirlo furono le forze speciali.

Al di là di questo, Sebastian Marroquin ha precisato quali sono i 28 errori commessi dagli sceneggiatori nella serie tv Narcos, o meglio le inesattezze che, probabilmente per esigenze drammatiche come si legge all’inizio di ogni episodio, sono servite a piegare la storia di Pablo Escobar alla produzione degli episodi. Però il figlio del più celebre narcotrafficante del mondo si è detto offeso per le leggerezze compiute dagli sceneggiatori nella compilazione della storia. Fate attenzione però: gli errori evidenziati da Sebastian Marroquin contengono spoiler, quindi se volete leggerli… vi abbiamo avvertiti.

Tanto per iniziare, stando a quanto sostiene il figlio di Pablo Escobar, tra i 28 errori della serie tv Narcosc’è indubbiamente quello che dipinge Carlos Henao come un trafficante: in realtà era un architetto, non fu mai messo in carcere né indagato per reati, non si trasferì mai negli Stati Uniti, né morì in un attacco tra narcos e polizia. Carlos Henao fu invece rapito e torturato, e la sua storia non viene menzionata nella serie tv.

La squadra del cuore di Pablo Escobar era l’Independiente Medellín, non l’Atlético Nacional come dice la serie.

Il sodale La Quica, che nella seconda serie ha un certa rilevanza e che in realtà sarebbe stato Dandeny Muñoz Mosquera, non è morto per mano della polizia: sta scontando diversi ergastoli negli Stati Uniti. Secondo Sebastian Marroquin, è stato ingiustamente accusato del celebre attentato al volo Avianca, già menzionato in Narcos, del quale il figlio di Escobar sostiene invece la responsabilità dei fratelli Castaño, sempre per ordine del padre.

Il giovane Limon, autista di Pablo Escobar durante la latitanza, lavorava in realtà per il fratello del re della coca, Roberto ‘Osito’ Escobar, ed era suo autista da più di vent’anni. Per quanto riguarda la fuga da La Catedral, la prigione dorata di Pablo Escobar accettata come compromesso dal governo colombiano, fu un episodio minore senza spargimento di troppo sangue -solo una guardia carceraria morta- come viene realizzata nel telefilm; dopo l’evasione Pablo non visse mai in case e ville, bensì in stamberghe di fortuna, restando praticamente solo sul finire della sua vita, senza nemmeno più la banda a proteggerlo come invece viene mostrato nella serie.

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Inoltre la sua famiglia non condivise con lui la latitanza, continuando una vita quasi normale, alla luce del sole.

Inoltre la moglie di Escobar non ha mai avuto una pistola né tantomeno avrebbe saputo come usarla, a differenza di quanto appare negli ultimi episodi della seconda stagione di Narcos.

Non ci fu alcun accordo tra il cartello di Medellin guidato da Escobar e quello di Cali, che ‘ereditò’ il controllo principale del mercato dopo la morte del narcotrafficante; i due blocchi si rispettavano e avevano scelto una specie di patto di non belligeranza per non interferire l’uno negli affari dell’altro. Pablo Escobar sottolineò più e più volte la provenienza di parte della sua famiglia dalla provincia di Cali, per mostrare rispetto ai ‘colleghi’, e in ragione di questo non attaccò mai con una bomba la figlia di Gilberto Rodriguez il giorno delle sue nozze, come mostrato nella serie. A detta di Sebastian Marroquin, poi, non fu la CIA a volere la creazione di Los Pepes da parte dei fratelli Catalano, bensì il narcotrafficante Fidel Castaño con la complicità del cartello di Cali.

Il colonnello Carrillo, che nella serie tv viene barbaramente ucciso da Pablo Escobar in un’imboscata al corpo speciale Bloque de Busqueda colombiano, nella realtà dei fatti si chiamava in un altro modo e non fu mai attaccato direttamente da Escobar; la morte di Galeano e Moncada, due due controllori del traffico di droga di Escobar, fu chiesta sì da Pablo stesso, ma su quella di Moncada il re della coca cambiò idea, anche se troppo tardi.

Per quanto riguarda il trattamento della famiglia di Pablo Escobar, Sebastian Marroquin ha evidenziato alcune inesattezze: nel viaggio in Germania, la nonna paterna non viaggiò con moglie e figli di Escobar; non ci furono particolari trattamenti di protezione per la famiglia Escobar durante la latitanza di Pablo, perché nella procura colombiana c’erano infiltrati del cartello di Cali; il tradimento della mamma di Pablo al figlio viene mostrato in maniera edulcorata, non crudo e netto come fu nella realtà e come Marroquin preferisce ‘non ricordare’, e nella serie invece sembra come se la moglie di Pablo tradisse il marito contattando i narcos di Cali. Nella realtà, la moglie di Escobar rischiò la vita in un incontro combinato con il cartello di Cali e fu salvata da Miguel Rodriguez, fratello di Gilberto.

Pablo Escobar chiamò ripetutamente la famiglia negli ultimi giorni di vita, presentandosi con nome e cognome quasi volesse farsi trovare dalla polizia che lo intercettava; per quanto riguarda la giornalista Virginia Vallejo, che nella serie viene chiamata Valeria Velez, non fu mai torturata e uccisa di fronte all’hotel che ospitava la famiglia di Pablo negli ultimi mesi di latitanza del boss, né tantomeno incontrò la moglie di Escobar. A tal proposito, nessun giornalista morì davanti all’hotel Tequemanda. La Vallejo, che si è trasferita sotto protezione negli Stati Uniti dopo varie minacce, era stata anche amante di alcuni boss del cartello di Cali.

Questi sono i 28 errori più grossolani commessi dagli sceneggiatori secondo Sebastian Marroquin, figlio di Pablo Escobar, nel romanzare la sua storia nella serie tv Netflix che ha conquistato un numero enorme di appassionati. Avrà ragione lui o è semplicemente il suo punto di vista? Per correttezza, rileggiamoci sempre il messaggio all’inizio delle puntate, e prendiamolo come uno spunto per approfondire una delle storie più affascinanti e intricate degli ultimi tempi.

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