Il Comando Carabinieri relativo al comparto della tutela della Salute, insieme al Ministero della Salute, ha avviato i controlli sul territorio italiano, per verificare il rispetto delle norme vigenti nelle strutture di ristorazione. Sotto analisi anche i fornitori di materie prime.
Dopo la campagna di controllo avviata in Italia per verificare la presenza di irregolarità nelle strutture di ristorazione nel nostro Paese, sono stati svolti anche i dovuti accertamenti sulla provenienza degli alimenti utilizzati all’interno dei ristoranti.
I protagonisti di questa indagine sono essenzialmente ristoranti con piatti di culture e Paesi extra europei.
I controlli eseguiti in Italia
I controlli svolti a maggio hanno avuto lo scopo di andare ad accertarsi che le cucine dei ristoranti sul territorio nazionale non presentassero irregolarità.
I Nas hanno infatti avviato 1.155 ispezioni, portando alla luce 506 strutture che non rispettavano le norme igienico-sanitarie imposte per le strutture di questo tipo.
Punto focale sono stati i controlli attuati nelle cucine per le procedure di preparazione delle pietanze e la provenienza degli alimenti utilizzati.
Ciò che però è maggiormente importante verificare nei locali è stata la modalità con cui veniva curata la catena del freddo, per i cibi crudi importati da Paesi esteri.
Si è scoperto che spesso questi trasporti vengono gestiti da aziende di commercio all’ingrosso.
Si può quindi affermare, che poco meno della metà (il 43%) delle strutture messe sotto esame, è risultata insufficiente durante i test svolti.
Cosa hanno riscontrato i Nas
Nei controlli attuati, sono state ritirate 700 tonnellate di prodotti alimentari, in quanto questi non presentavamo le etichette imposte per legge in lingua italiana, che permettono una tracciabilità del prodotto.
Altri, sono stati ritrovati in pessimo stato di conservazione e non idonei al consumo e pertanto sono state sequestrate, arrivando ad un valore di circa 3 milioni di euro.
Per quanto concerne le strutture invece, si è potuto scoprire solo in seguito che molti usufruivano di magazzini abusivi per poter conservare in maniera irregolare la merca alimentare, non rispettando così le norme igienico-sanitarie imposte dalla legge.
Così, 35 imprese commerciali sono state costrette a chiudere o sospendere la propria attività commerciale, non essendo in regola.
Vediamo ora nelle varie città che cosa è accaduto:
A Livorno le forze dell’ordine hanno prontamente ritirato 20 tonnellate di alimenti di cultura etnici senza alcun tipo di tracciabilità, o perlomeno non in lingua italiana.
A Milano invece, i Nas hanno denunciato un uomo pakistano, proprietario di un ristorante di cucina etnico a Como, per aver tenuto in pessimo stato oltre 250 kg di alimenti. Inoltre sono stati ritrovati coloranti chimici utilizzati senza osservare le norme vigenti.
I Nas di Salerno, hanno disposto la chiusura di un negozio di vendita di alimenti etnici, di proprietà di un indiano. Durante l’ispezione sono stati rinvenuti escrementi di ratti sugli scaffali del negozio.
Anche a Bologna per la medesima situazione di pessime condizioni igieniche all’interno del proprio punto vendita, è stato chiuso l’alimentari di un cittadino indiano.
Ad Aosta, un ristoratore giapponese è stato denunciato per non aver informato i propri clienti di utilizzare per le preparazioni alimenti congelati. Sequestrati circa 600 kg di prodotti alimentari dal valore di 4.500 euro.
Infine a Pescara sono stati sospesi locali etnici con un sequestro di alimenti che si aggira intorno a 500 kg di prodotti di origine animale. Si tratta di un Kebab presente all’interno della città di Pescara.