Il robottino Mars Exploration Rover Opportunity ha completato la sua prima maratona marziana proprio ieri 24 marzo 2015 andando a percorrere i canonici 42,195 chilometri in un tempo leggermente superiore a quello che normalmente impiega l’uomo sulla Terra. Due ore e dieci minuti? No, undici anni e due mesi, ma d’altra parte stiamo parlando di un mezzo controllato da distanza remota siderale (è proprio il caso di dirlo) che deve fare i conti con il massimo risparmio energetico possibile, su una vita e un’autonomia che sono diventate esponenzialmente più lunghe di quelle che si erano prefissate e soprattutto su condizioni estreme.
Stiamo infatti parlando del pianeta rosso, Marte, che è attualmente esplorato da diverse missioni della NASA ancora attive sia sulla superficie sia dall’orbita andando a scandagliare ogni anfratto con gli occhi volanti intorno e analizzando fisicamente reperti raccolti nelle vallate e sui pendii dai robottini. Il più attivo è senza dubbio Opportunity, che ieri ha completato la “Marathon Valley” con i canonici 42 chilometri che solitamente vengono coperti nella prova olimpica di atletica. Ha raggiunto il proprio target in corrispondenza del 3948 e 3949esimo giorno su Marte.
Attualmente si trova nella zona orientale del cratere Endeavour e sta analizzando un masso chiamato “Sergeant Charles Floyd” per continuare a raccogliere informazioni di valore inestimabile sulla composizione e dunque per comprendere come il pianeta è mutato nel corso dei millenni. Si è infatti scoperto che diverso tempo fa Marte era coperto da oceani e dunque poteva offrire condizioni compatibili alla vita. Sempre che qualcosa di “vivo” non sia ancora nascosto e pronto a essere scoperto. Tornando alla maratona, “È la prima volta che un dispositivo controllato a distanza compie una distanza così ampia – spiega John Callas, Opportunity project manager at NASA’s Jet Propulsion Laboratory a Pasadena, California – e una prima volta accade solo una volta“.
Il precedente record era del rover sovietico Lunokhod 2 che ha camminato per decine di chilometri sul suolo lunare. “La nostra missione non ha come obiettivo quello di raggiungere distanze record, ma di ottenere scoperte scientifiche importanti su Marte e di ispirare future missioni per raggiungere ancora più alti traguardi”, spiega Steve Squyres, Opportunity principal investigator at Cornell University a Ithaca, New York.
LE TECNOLOGIE CHE CI HANNO PORTATO SULLA LUNA
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