Tecnicamente li chiamano mass murder o strage del furioso, scomodando la storia di un gigante nordico che, nella prima epoca dopo Cristo, aveva raso al suolo un villaggio vichingo sulla scorta di una rabbia incontenibile e non arginabile.
Purtroppo, non può sottacersi come, in questa macrocategoria, ne sia insita una ancor più agghiacciante. Quella degli school shooting. Vale a dire quella delle sparatorie o, in generale, degli attacchi armati all’interno di un istituto scolastico, come una scuola elementare o secondaria, in un istituto superiore o in un’università. Proprio come è accaduto due giorni fa ancora una volta negli Stati Uniti D’America.
Audrey Elizabeth Hale, 28 anni, ha compiuto una strage in una scuola di Nashville, la capitale del Tennessee, uccidendo tre alunni e tre adulti. L’assalto alla Convent School è avvenuto nella mattina di lunedì 27 marzo, alle ore 10.13, orario locale. Ed è durato 14 interminabili minuti.
Durante l’attacco hanno perso la vita tre bambini di nove anni, la preside, il custode ed una supplente. Audrey è stata ripresa dalle telecamere di videosorveglianza dell’istituto mentre una vetrata per entrare. Le registrazioni l’hanno immortalata con un cappellino rosso, un giubbotto nero, un pantalone mimetico. E, ancor più agghiacciante, mentre imbraccia un fucile da guerra. Quattordici minuti per distruggere l’infanzia. Ma non soltanto quella. Anche lei è deceduta dopo il conflitto a fuoco con la polizia.
Audrey Elizabeth Hale aveva solo ventotto anni quando ha deciso di irrompere in una scuola elementare e commettere una strage. Da qualche tempo aveva intrapreso un percorso di transizione di genere, identificandosi nel genere maschile.
Secondo quanto sarebbe emerso dalle prime ricostruzioni, per portare a compimento il suo piano diabolico, non ha selezionato con criterio le vittime. Al contrario, avrebbe colpito i primi bambini che si sarebbe trovata di fronte. Quelli che evidentemente avevano appuntamento con il loro destino. Evelyn Dieckhasu, Hallie Scruggs e William Kinney. Tutti gli alunni uccisi avevano nove anni. Successivamente, è stata la volta della preside, del custode e della supplente: Cynthia Peak, 61 anni, Katherine Koonce, 60 anni, e Mike Hill, 61 anni.
Audrey, qualche giorno della strage, aveva acquistato legalmente sette pistole, in cinque differenti punti vendita, e le aveva nascoste all’interno della propria abitazione. Ma vi è di più. Aveva anche effettuato una serie di sopralluoghi a scuola e aveva persino disegnato una piantina da lei definita “manifesto”. Oltre a predisporre un vero e proprio piano d’attacco. Questo è quanto reso noto dalla polizia insieme alla notizia per la quale Audrey era in terapia per guarire da un invalidante disturbo emotivo. La natura del disturbo non è stata comunicata durante la conferenza stampa dagli agenti. La giovane, inoltre, avrebbe avuto anche problemi di autismo. Problemi non però invalidanti, dato che lavorava regolarmente come una grafica ed illustratrice freelance.
Forse, però, una simile tragedia poteva essere evitata. E poteva essere evitata perché, di quell’attacco, ne aveva fatto menzione ad un’ex compagna di scuola attraverso un messaggio. “Sta per succedere qualcosa di brutto, probabilmente sentirete parlare di me al telegiornale dopo la mia morte”. Del messaggio contenente un così forte presagio era stata allertata la polizia. Che, però, non aveva ritenuto necessario intervenire.
Sulla scena del crimine sono state poi rinvenute, oltre al fucile, anche tre pistole semiautomatiche. Audrey Elisabeth Hale è stata uccisa. Un quarto d’ora dopo l’inizio dell’attacco. Gli agenti, uccidendola, le hanno impedito di portare a compimento il desiderio che attraversa tutti gli attentatori di massa: quello di essere l’unica a poter giudicare sé stessa.
Sicuramente, trattandosi di una pericolosa tendenza prevalentemente statunitense, particolarmente influente è la facilità di accesso alle armi da fuoco, ma anche le difficoltose e complicate dinamiche familiari. Componenti che vanno a sommarsi ai diffusi disturbi di matrice psicologica e psichiatrica. Disturbi che, troppo spesso, anche per ragioni di natura economica, vengono trascurati e non curati. Tra i principali fattori di rischio vi rientrano chiaramente anche l’abuso di alcol e di sostanze.
In casi come quello in parola, così come in tutte le stragi ed i casi di omicidi di massa, il fattore scatenante deve essere rintracciato nella radicata e incontrollata insoddisfazione sia di sé stessi sia delle relazioni e dei rapporti interpersonali. Ovviamente non sempre è possibile generalizzare. Tuttavia, nella stragrande maggioranza degli episodi, ci sono sempre pensieri ostili, problemi personali ed incapacità emotiva di gestire le frustrazioni. Pensieri ed incapacità che, poi, si traducono molto spesso in psicosi, in manie di persecuzione o di onnipotenza. Tutti sentimenti che Audrey deve aver verosimilmente sperimentato.
Come anticipato, episodi sanguinari stragisti come quello avvenuto a Nashville si concretizzano maggiormente negli Stati Uniti d’America. Tornando così a sollevare accesi dibattiti e diatribe politiche in territorio straniero. Sia in considerazione della facilità con la quale possono essere reperite le armi (e di come venga esercitato il controllo sull’uso delle medesime) sia sulle politiche relative alla tolleranza zero.
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