E’ nato il primo bambino al mondo con una tecnica rivoluzionaria che unisce i geni di tre genitori. Come tutti gli esseri umani, questa creatura porta il DNA del papà e della mamma, ma grazie alla fecondazione assistita e al metodo del Dr John Zhang, che ha guidato l’equipe medica del New York New Hope Fertility Center, ha anche un piccolo frammento di codice genetico di un altro donatore. La procedura permette di sostituire i mitocondri difettosi della cellula uovo della madre con quelli di una donatrice sana. In questo modo il neonato ha evitato di ereditare dalla madre una malattia genetica mortale.
Gli esperti embriologi credono che questa nascita faccia fare passi avanti nella ricerca in tutto il mondo, offrendo speranza a milioni di persone che devono affrontare la prospettiva di mettere alla luce bambini con gravi malattie mortali. ”Si è dimostrato per la prima volta che usando le informazioni genetiche da tre persone si possono evitare le malattie” ha detto il luminare che ha condotto questa sorta di test. ”Ora sappiamo che con la ricostituzione di ovuli umani siamo in grado di produrre un bambino sano”. Effettivamente ci fu un altro tentativo di far nascere un bambino con il dna di 3 persone, risalente agli anni ‘90, ma i neonati ebbero disordini genetici e la tecnica fu vietata.
Come funziona la fecondazione in vitro con tre genitori? Esistono vari modi ma in questo caso si è scartata l’ipotesi di fecondazione di due ovuli (madre e donatrice) con conseguente distruzione dell’embrione, dato che la coppia di origine giordana è musulmana e quindi contraria a quest’ultimo passaggio. Così Zhang ha usato la tecnica dello spindle nuclear transfer: ossia è stato eliminato il nucleo dell’ovocita materno, inserito poi in un ovulo donato privato del nucleo. Sono stati creati 5 embrioni, solo uno dei quali si è sviluppato normalmente. La cellula risultante (che a questo punto possedeva Dna nucleare della madre e Dna mitocondriale da una donatrice) è stata poi fecondata con lo sperma del padre.
I mitocondri difettosi della cellula uovo della madre sono stati quindi sostituiti con quelli di una donatrice sana. Il piccolo ha dunque il dna della madre, quello del padre e un pezzo del codice genetico (Dna mitocondriale) di una donatrice. Questo ha permesso al piccolo Abrahim Hassan di non ereditare la sindrome di Leigh, malattia di cui la madre è portatrice e che colpisce il sistema nervoso in via di sviluppo, che in precedenza aveva causato la morte dei suoi primi due figli.
(Il dottor John Zhang e il piccolo Abrahim Hassan appena nato)
C’è da dire però che al momento la controversa tecnica spiegata anche sul settimanale scientifico britannico New Scientist, è stata legalmente riconosciuta solo nel Regno Unito e la nascita in questione è avvenuta in Messico a opera del team del medico John Zhang, che normalmente opera a New York presso il New Hope Fertility Center, perché in Messico non ci sono leggi specifiche per bloccare la procedura. Zhang ha commentato così ha scelta del Paese centro americano ”qui non ci sono regole, mentre salvare vite è la cosa etica da fare”
In questo caso i medici del team messicano hanno aspettato che il piccolo Abrahim Hassan avesse cinque mesi di età prima di rivelare la notizia, per essere sicuri che la tecnica fosse andata a buon fine. Per ora Abrahim, nato il 6 aprile 2016, non ha sintomi di malattie: i test hanno rivelato che meno dell’1% dei mitocondri del bimbo porta la fatale mutazione. Ed è necessario che almeno il 18% sia affetto per creare problemi. Il team descriverà lo straordinario risultato al convegno di ottobre della Società americana di medicina della riproduzione a Salt Lake City.
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