Naufragio a Cutro, recuperata la 74esima vittima

Non si ferma la conta delle vittime a Cutro, dove poco fa è stato recuperato il corpo di una bambina.

La barca che trasportava i migranti
La barca che trasportava i migranti – Nanopress.it

Si tratta della 74esima innocente vittima di questa strage che ah unito l’Italia intera in un grido disperato per dire basta a questo scempio che il più delle volte viene incentivato da scafisti senza scrupoli che lucrano sulla disperazione dei migranti che fuggono dal loro Paese per trovare fortuna in Italia.

Recuperata una nuova vittima

Il mare continua a restituire vittime nell’ambito del naufragio che il 26 febbraio scorso ha scosso la località di Steccato di Cutro. A largo delle coste calabresi un’imbarcazione di fortuna, costruita in legno, si è schiantata sugli scogli e i pezzi sono giunti sulla spiaggia insieme purtroppo a tantissimi cadaveri che ancora oggi il mare continua a restituire.

La violenza delle onde ha distrutto il natante di fortuna e per giorni i soccorritori sono stati impegnati ad assistere i sopravvissuti, fra cui molte madri che piangevano disperate chiamando a squarciagola dei figli che non vedranno più.

L’ultimo dramma riguarda il ritrovamento della 74esima vittima del naufragio, ovvero una bambina di circa 5 anni. Il corpo era stato avvistato fra le onde ed è stato recuperato dagli uomini della Guardia Costiera.

L’ultima giovanissima vittima accertata è la 30esima minorenne e la 21esima compresa nella fascia di età dagli 0 ai 12 anni.

La tragedia di Cutro

Era il 26 febbraio, una domenica come quante, quando a Crotone è avvenuto un fatto incredibile, infatti 30 corpi di migranti sono stai trovati in spiaggia a Steccato di Cutro.

Ora sappiamo che le vittime sono molte di più e accanto a tanti dispersi ne abbiamo 74 certe con il ritrovamento odierno, tuttavia la barca ne trasportava più di 200.

Le autorità hanno individuato gli scafisti, sopravvissuti accanto ad alcuni fortunati superstiti che comunque hanno vissuto un’esperienza terribile che difficilmente dimenticheranno. Molti hanno perso i propri cari e hanno dovuto chiamare a casa per informare i parenti.

Scene strazianti quelle a cui hanno dovuto assistere i tanti soccorritori e volontari intervenuti sul posto per aiutare chi vagava nella spiaggia con gli occhi nel vuoto alla ricerca di qualcuno ancora in vita.

Fra i superstiti ci sono anche gli scafisti, fermati dalle forze dell’ordine. Sono proprio loro i responsabili di questa strage preannunciata. I migranti provenienti da diversi Paesi come l’Iran, il Pakistan e l’Afghanistan, avevano affidato a questi criminali i loro soldi.

Dalle indagini sono emersi dettagli molto gravi, infatti sarebbero stati chiesti ad ogni persona circa 8.000 euro, che per molti rappresentavano i risparmi di una vita, con la promessa di un viaggio che li avrebbe portati verso una vita migliore.

Ma le condizioni di navigazione erano proibitive e la barca di fortuna partita dalla Turchia non ha retto la secca, schiantandosi in mille pezzi a circa 100 metri dalla riva del litorale calabro.

Bare
Bare – Nanopress.it

Ora l’unica cosa che l’Italia può fare è assicurare la giustizia condannando gli scafisti, l’ultimo dei quali è stato arrestato tre giorni fa. L’uomo si era rifugiato in Austria ed è stato trovato grazie ad un coordinamento di indagini fra forze dell’ordine del luogo e quelle italiane.

Si tratta del quarto responsabile della tragedia, ovvero un cittadino turco di 28 anni di nome Gun Ufuk.

I testimoni, ovvero i sopravvissuti, lo hanno riconosciuto immediatamente e lo hanno descritto come uno degli organizzatori della traversata, in particolare era proprio quello ad essere più preoccupato per la gestione dei problemi meccanici del peschereccio.

Dopo aver riparato il motore più volte durante il viaggio, è successo quello che tutti noi sappiamo ma il turco era subito fuggito oltre il confine, ora invece si trova nel carcere di Crotone insieme a un altro turco e due pachistani, uno dei quali minorenni.

Tali criminali dovranno rispondere di omicidio plurimo e rischiano 30 anni, con diverse aggravanti che li assicurerà in reclusione per molto tempo. Nulla purtroppo restituirà ai migranti ciò che hanno perso.

Molti sono ancora in ospedale per accertamenti, seguiti oltre che sul piano fisico anche dal punto di vista psicologico, quello forse più provato da tutto questo.

Arrivano le condanne di Piantedosi e Meloni per fermare gli sbarchi, considerati una vera e propria condanna a morte a cui troppe persone ancora si affidano, credendo in speranze vane promesse da gente che ha a cuore solo il denaro.

 

 

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