La denuncia dei legali dei familiari delle vittime, diffusa attraverso una nota stampa.
Chiesto aiuto allo Stato per far fronte ai costi. Il Viminale ha confermato che in caso di richiesta di rimpatrio, i costi rimarranno a carico dell’Italia. Ma intanto le salme saranno portate a Bologna.
Oltre al danno e al dolore per la tragedia, ora arriva anche la beffa. Sembrerebbe infatti che le onoranze funebri incaricate di gestire il rimpatrio delle salme delle vittime del naufragio di Crotone abbiano presentato un conto salatissimo alle famiglie. Si tratterebbe infatti di una spesa di 4mila euro per riportare in patria i corpi di uomini, donne e bambini che hanno trovato la morte nelle acque territoriali italiane.
Da questa mattina davanti al Palazzo dello sport di Crotone, il Palamilone, dove dal giorno dopo il naufragio sono state adagiate le bare delle vittime, è in corso una protesta da parte dei familiari.
A intervenire e a rendere nota la richiesta delle onoranze funebri sono stati i legali che assistono circa dieci famiglie di alcuni dei migranti deceduti in mare. Attraverso una nota stampa gli avvocati Marco Bona, Entrico Calabrese e Stefano Bertone, insieme all’avvocata greca Silina Pavalokis e a Umberto Oliva e Giulio Oberto, hanno denunciato una situazione paradossale.
“Nella mattina odierna abbiamo appreso dalle famiglie che la somma richiesta per il rimpatrio delle salme ammonta a 4mila euro ciascuno. Al di la della valutazione sulla congruità dei costi che non spetta certamente ai sottoscritti – hanno sottolineato gli avvocati nella nota – facendo seguito alle richieste inoltrate ieri, 7 marzo, alla Presidenza del Consiglio dei ministri e ai ministeri delle Infrastrutture, Esteri e Interno, si richiede che lo Stato intervenga con assoluta urgenza sia sotto l’aspetto organizzativo, sia economico non foss’altro, a prescindere dalle responsabilità che comunque si ritengono sussistere, sotto il profilo umanitario.”
Il Viminale ha deciso che le salme saranno tutte trasferite al cimitero musulmano di Bologna. I familiari delle vittime iraniane e afghane hanno allora protestato perché vogliono che i loro cari siano rimpatriati e seppelliti nei paesi di origine.
Il ministero dell’Interno ha poi dovuto precisare che si tratta di una “soluzione provvisoria e non definitiva, presa per dare immediata dignità alle salme anche perché in Afghanistan non è semplice procedere nell’immediato al rimpatrio.” Dal ministero è stato anche reso noto che “qualora sia richiesto il rimpatrio della salma, lo Stato italiano si farà carico di tutti gli oneri”.
Intanto fervono i preparati a Steccato di Cutro dove domani si terrà il Consiglio dei ministri.
La precaria imbarcazione era naufragata il 26 febbraio scorso sulle coste calabresi. A bordo si stima ci fossero circa 180 migrati. I corpi di 72 vittime accertate sono stati recuperati, 79 i superstiti mentre degli altri dispersi per il momento non c’è traccia. Ieri un presunto scafista turco è stato arrestato al confine con l’Austria. Si tratta del quarto uomo fermato, tra quelli che gli inquirenti sospettano essere stati al comando del barcone poi naufragato.
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