Durante il tragico naufragio di Cutro, ha perso la vita anche una giornalista afgana che collaborava con l’Onu. Si tratta di Torpekai Amarkhel. Con lei, durante la notte da incubo, sono morti anche alcuni familiari che scappavano da Kabul.
La donna aveva 42 anni, era una collaboratrice per i diritti umani dell’Onu, per il quale svolgeva servizi fotografici sulla condizione delle donne in Afghanistan. Per questo motivo, a causa della repressione sempre più violenta del regime, Torpekai Amarkhel è stata costretta a scappare.
Una nipotina della giornalista risulta ancora dispersa.
Durante la terribile tragedia verificatasi lo scorso 26 febbraio dinanzi alle coste calabresi, ha causato un numero esorbitante di vittime. Circa 66 persone hanno infatti perso la vita, di cui numerosi minori.
Tra le tante vittime, vi era anche Torpekey Amarkhel, una giornalista afghana di 42 anni, che collaborava per la tutela dei diritti umani direttamente con l’Onu.
La donna in particolare si occupava di report fotografici che testimoniassero le gravi condizioni delle donne in Afghanistan.
Proprio per questo, a causa della crescente repressione e violenza del regime sanguinario che governa il paese, Torpekei Amarkhel è stata costretta a fuggire, imbarcandosi sullo scafo che è tragicamente naufragato lungo le coste crotonesi.
Insieme a lei, erano partiti in cerca di salvezza alcuni familiari, i quali, anche loro, hanno perso la vita durante il naufragio. Tra questi vi sono due minori. In particolare, una nipotina di soli 7 anni risulta ancora dispersa.
Ora dopo la strage, una delle sorelle della giornalista afghana, è giunta da Rotterdam a Crotone, chiedendo al pool di legali, istituiti per identificare giuridicamente i responsabili, potendo così fornire dei risarcimenti alle famiglie delle vittime, di rappresentare la famiglia distrutta.
In particolare uno dei legali della class action, Luigi Li Gotti, ha comunicato, attraverso un post su Facebook, che la donna ha chiesto a lui in particolare di rappresentarla in nome della sorella e della famiglia ormai distrutta.
Durante le ultime settimane, non si sente parlare di altro che non riguardi il tragico naufragio avvenuto a Cutro, in provincia di Crotone. L’evento ha sconvolto l’intera comunità italiana, mobilitando politici, attivisti e organizzazioni di tutela dei diritti umani e dei migranti.
Questo perché troppa gente ha perso la vita durante la notte del 26 febbraio e la cosa più terribile è che questa strage poteva essere evitata. Infatti a quanto pare, il problema principale è stata l’incapacità delle istituzioni responsabili di agire repentinamente ed in modo efficace.
Ciò che è avvenuto e, che alimenta ancora oggi il dibattito, è un contenzioso tra le varie responsabilità istituzionali. Contenzioso che sta contribuendo a creare un vero e proprio teatrino politico, il quale non porterà mai ad una soluzione efficace.
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