Una nuova tragedia a largo del Mediterraneo, dove hanno perso la vita 19 migranti dopo un naufragio.
L’imbarcazione di fortuna che li stava trasportando è andata distrutta e la Guardia Costiera è intervenuta in maniera rapida, però le autorità hanno potuto salvare solo 5 persone, per gli altri non c’è stato nulla da fare e nonostante la tempestività erano già morti, così sono iniziate le operazioni di recupero in mare.
Pensavamo che il naufragio di Cutro rappresentasse l’apice delle tragedie legate ai migranti, in realtà ne accadono tante altre che forse non avranno la stessa attenzione mediatica ma comunque di tratta di fatti gravissimi che non dovrebbero accadere.
Dopo che le Ong sono state in qualche modo limitate in seguito al discusso decreto del governo Meloni, gli sbarchi clandestini verso chi parte alla ricerca di fortuna nel nostro Paese, sono sempre di più, decisamente troppi per coordinare una buona organizzazione nei salvataggi.
Infatti, nell’ultimo naufragio avvenuto a largo della Tunisia, la Guardia Costiera ha constatato la morte di 19 migranti e ne ha potuti salvare solo altri 5. Questi provenivano dall’Africa subsahariana e hanno perso la vita per le condizioni di navigazione proibitive, date dal mare mosso e dall’imbarcazione molto precaria e non idonea a trasportare quel numero di passeggeri.
Non avrebbe retto molto e infatti, proprio come una tragica replica di ciò che è avvenuto nelle coste calabresi, all’ennesima potente onda ha ceduto in mare aperto. Non è chiaro quando sia avvenuta la tragedia, resa nota da un funzionario della Ong Forum tunisino per i diritti sociali ed economici.
I migranti stavano attraversando il Mediterraneo per arrivare in Italia ma si sono allontanati poco dalla costa tunisina per poi trovare la morte quando ancora erano in acque territoriali, infatti sono intervenute le autorità del Paese. L’area è la costa di Mahdia e la partenza era avvenuta dalle spiagge di Sfax.
Proseguono intanto senza sosta gli arrivi a Lampedusa, la maggior parte di quali partono proprio dalla Tunisia. L’ultimo in ordine cronologico è un barchino di 7 metri che trasportava 43 persone provenienti da diverse zone, come la Costa d’Avorio, il Mali e la Guinea.
La barca è stata intercettata nell’area Sar italiana dalla Guardia Costiera, che con la motovedetta Cp327 è riuscita a trarre in salvo i migranti. Oltre a questo, nella sola giornata di ieri a Lampedusa ci sono stati 37 sbarchi che hanno portato 1.387 persone. Anche il giorno prima non è stato da meno.
Tutto questo si traduce ovviamente nel sovraffollamento dell’hotspot che ormai tutti conosciamo bene, che nonostante i ripetuti trasferimenti disposti dalla Prefettura di Agrigento, è sempre al collasso e attualmente ospita 6 volte il numero di persone consentite.
Oltre alle storie a lieto fine di chi riesce ad arrivare sulla terraferma, ci sono anche quelle dei terribili naufragi che avvengono molto spesso per le condizioni pessime in cui viaggiano queste persone.
E se da un lato don Ciotti “scagiona” gli scafisti dicendo che invece i colpevoli sono i mandanti, c’è da dire che molto spesso questo persone si avventurano in mare aperto senza nessuno che lucri sul viaggio, quindi in autonomia, spinti dalla volontà di cercare condizioni di vita migliori.
In queste ore ci sono stati due naufragi in area Sar maltese e il bilancio è di 8 morti e 97 sopravvissuti. Questi si sono verificati ieri sera e sempre durante la notte, dei cadaveri sono arrivati sul porto di Lampedusa, dalla motovedetta della Guardia Costiera.
Su molo Favarolo sono arrivati anche diversi superstiti accompagnati sempre dalle autorità ma anche da un peschereccio, che nelle scorse ore ha soccorso 46 persone dopo che il barchino sul quale viaggiavano si era ribaltato.
Un quadro generale disastroso e a poso serve addebitare le responsabilità, bisogna accettare che questa è la realtà e magari intensificare le attività di controllo, migliorare il lavoro alle Ong, predisporre nuove strutture di prima accoglienza e dispiegare più uomini per prestare aiuto a queste persone. È un insieme di cose molto ambizioso e la strada è tortuosa ma l’obiettivo è altrettanto importante: salvare vite umane.
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