Proseguono le ricerche dei migranti che sono naufragati dopo che la loro imbarcazione si è ribaltata a largo del Peloponneso, in Grecia.
Stando ai dati emersi, c’erano 750 persone sulla barca ma solo 104 sono state tratte in salvo dalla Guardia Costiera greca. Continuano le ricerche però non c’è nessun altro sopravvissuto al momento. Intanto sale il dubbio se i soccorsi, qualora fossero stati organizzati più velocemente, potevano fare la differenza e salvare più vite umane. Intano il bilancio delle vittime è salito a 79 e probabilmente è destinato a salire anche se al momento il mare non sta restituendo alcun cadavere e ci si chiede dove possano essere rimasti incagliati i corpi.
Naufragio di migranti in Grecia, ricerche senza esito
La Guardia Costiera greca è impegnata nelle ricerche dei migranti dispersi nelle acque del Mediterraneo a largo di Pylos, dove la loro imbarcazione di 30 metri si è ribaltata per i troppi movimenti da loro compiuti durante la navigata. In particolare, avevano esaurito acqua e cibo, così quando alcune imbarcazioni vicine hanno provato ad aiutarli, c’è stato grande caos e il mezzo che già era messo male, si è completamente capovolto.
Sembrano strane dunque le cose che dicono le autorità greche, incolpate dalle Ong di aver tardato i soccorsi nonostante fossero già state avvisate da quelle italiane ore prima dei quella che una delle peggiori tragedie nel Mediterraneo. Per difendersi infatti hanno affermato che i migranti volevano continuare dritti per la meta, ovvero in nostro Paese e quindi hanno rifiutato di essere aiutati.
Da alcuni testimoni sappiamo che c’erano circa un centinaio di bambini ma nessun corpo è stato trovato. Il bilancio delle vittime si è fermato a 79, di cui sono una donna e appunto, nessun minore.
Nelle prossime ore i sopravvissuti saranno portati in un centro di accoglienza ad Atene e da lì potranno poi proseguire con la richiesta di asilo. Di certo non pensavano a questo epilogo quando hanno pagato profumatamente i trafficanti.
Le indagini
Ora spuntano nuovi dettagli dalle indagini, infatti anche in merito a questa vicenda sono stati arrestati, come era successo in quella di Cutro, diversi scafisti e stando alle informazioni raccolte dalle autorità, i soldi che hanno chiesto per il viaggio vanno da 4.000 a 6.000 euro a persona. È facile, guardando quanti passeggeri c’erano a bordo del peschereccio, capire il guadagno che queste persone hanno raccolto lucrando sulla disperazione di questi poveri migranti salpati da Tobruch in Libia e naufragati al quinto giorno di navigazione.
Centinaia di persone sono ancora disperse, mentre sono scattati ben 11 arresti e la posizione di questi criminali si aggrava sempre di più. È difficile farli parlare ma i sopravvissuti lo stanno facendo. Molti di loro hanno perso figli e amici, nei loro occhi quando vengono ascoltati dal personale medico che si sta curando di loro, c’è ancora la paura di quei momenti e tanti sono ancora così scioccati da non riuscire a proferire parola.
Le operazioni di ricerca hanno impegnato le autorità tutta la notte, insieme a tanti volontari sia delle Ong che fra i residenti che posseggono dei pescherecci. Tuttavia non c’è stato esito e l’ipotesi terribile degli investigatori è quella che i corpi siano rimasti intrappolati sotto l’imbarcazione capovolta, senza la possibilità di riemergere per mettersi in salvo. Bloccati sotto l’acqua in attesa di una morte orribile.
Le manette sono scattate per 11 persone, indagate per traffico di esseri umani e accusate di omicidio colposo. Fra loro diversi egiziani. A riportare il dettaglio è stata la Bbc, che riprendendo i quotidiani locali ha diffuso alcuni particolari molto gravi, sembra infatti che nessuno dei profughi indossasse il giubbotto di salvataggio.
Ad aggravare questo disastro umanitario, la presenza di tanti bambini. A porre l’attenzione su questo fattore è stato Daniel Gorevan di Save The Children, che ha puntato il dito contro gli Stati membri dell’Ue, che a suo dire hanno fatto di tutto per spingere i migranti a intraprendere viaggi pericolosi, dal momento che hanno chiuso le rotte sicure.
“questo è l’inevitabile tragico risultato, lo abbiamo visto anche a cutro. le istituzioni non possono ignorare questi avvenimenti, in particolare il mar mediterraneo è diventata la rotta migratoria più letale al mondo”.
Anche Frontex ha confermato la gravità della situazione, dichiarando che gli arrivi nei primi 5 mesi dell’anno sono il doppio rispetto a quelli dello stesso periodo nel 2022. In particolare, gli arrivi irregolari sono la metà del totale degli arrivi nei territori dell’Unione Europea.