È un bilancio drammatico quello dell’ultimo naufragio avvenuto al largo delle coste della Libia, a nord-est di Tripoli. Un gommone lasciato in balia del mare da diversi giorni e con i quali erano stati persi i contatti nella serata del 21 aprile, è stato vittima di un naufragio e ritrovato vuoto. Il relitto della nave è stato localizzato da un aereo di Frontex mentre un mercantile ha individuato alcuni cadaveri vicino al gommone, come confermato poi anche dalla Ocean Viking.
Mediterranea Saving Humans ha denunciato il fatto che oltre 100 persone siano morte, raccontando come nonostante la richiesta d’aiuto e l’allarme lanciato da Alarm Phone alle autorità, si sia deciso di non intervenire, lasciando i migranti in balia del mare con un tragico finale.
Naufragio in Libia: 130 morti
Erano tre le imbarcazioni al largo nel mar Mediterraneo e, a quanto spiega Ocean Viking, erano tutte a 10 ore di navigazione da dove si trovavano loro. Hanno cercato di solcare il mare molto mosso per raggiungerle in tempo ma è stato sostanzialmente impossibile. Una volta individuati i relitti, non è stato potuto fare altro che constatare l’assenza di sopravvissuti.
Ciò che è mancato è un aiuto da parte dei paesi che si affacciano sul bacino mediterraneo, che hanno ignorato le richieste d’aiuto lasciando queste persone in balia delle onde.
Luisa Albera, coordinatrice di Ricerca e Soccorso a bordo della Ocean Viking, ha aggiunto che “Questa tragedia arriva appena un giorno dopo l’orribile notizia condivisa dall’Organizzazione Internazionale delle Migrazioni di una donna e un bambino morti su un gommone stracarico che è stato intercettato dalla Guardia Costiera libica in acque internazionali, e i naufraghi sono stati riportati coste libiche e portati in detenzione arbitraria, dove molti di loro subiscono violenze e abusi indicibili“.
Questo naufragio al largo della Libia è dunque solo l’ultimo episodio drammatico consumatosi nelle acque internazionali del Mediterraneo: da inizio anno hanno perso la vita 350 persone.